La struttura carceraria di Badu ‘e Carros, nel cuore della Sardegna, emerge come un caso emblematico delle criticità che affliggono il sistema penitenziario italiano, sollevato dall’allarme lanciato da un gruppo di detenuti attraverso una missiva indirizzata all’associazione Luca Coscioni.
La denuncia, che va oltre la mera constatazione di disservizi, dipinge un quadro allarmante di condizioni di vita che compromettono gravemente la dignità e il diritto alla salute dei ristretti.
Al centro delle preoccupazioni vi è la qualità dell’acqua, un elemento imprescindibile per l’igiene personale, la preparazione dei pasti e la lavanderia.
La sua inadeguatezza non solo incide sulla salute fisica dei detenuti, esponendoli a potenziali malattie e disagi, ma ne condiziona anche la possibilità di mantenere un’adeguata pulizia e igiene, fattori cruciali per il benessere psicologico e la prevenzione di patologie.
La carenza di un regime alimentare personalizzato, capace di rispondere alle esigenze specifiche derivanti da allergie e intolleranze alimentari, rappresenta un’ulteriore criticità.
Un’alimentazione non appropriata può esacerbare condizioni preesistenti o innescare nuove problematiche di salute, vanificando gli sforzi di recupero e reinserimento sociale.
Tuttavia, la questione più grave e urgente riguarda l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria.
L’assenza prolungata di specialisti fondamentali come il dentista e il dermatologo, sostituita da una gestione emergenziale basata su farmaci antidolorifici e procedure invasive, configura una violazione inaccettabile del diritto alla salute.
Questa situazione si aggrava con la difficoltà di accedere a visite specialistiche esterne, creando un circolo vizioso di disagio e frustrazione.
L’associazione Luca Coscioni sottolinea come queste carenze contribuiscano a generare un clima di tensione all’interno dell’istituto, erodendo la possibilità di un percorso rieducativo efficace.
La segnalazione dei detenuti, unita alla constatazione di una risposta insufficiente da parte dell’amministrazione penitenziaria e della magistratura di sorveglianza, assume un carattere particolarmente allarmante, soprattutto alla luce delle imminenti riduzioni del personale dovute alle ferie.
I dati raccolti dall’associazione nel corso del 2024, confrontati con le relazioni delle Asl sarde, rivelano un divario preoccupante tra la realtà vissuta dai detenuti e le informazioni ufficialmente comunicate dall’azienda sanitaria di Nuoro, che si sono rivelate superficiali e non aderenti alla situazione attuale.
L’appello all’autorità sanitaria locale per un nuovo sopralluogo, focalizzato sulle denunce dei detenuti, è un passo necessario, ma non sufficiente.
L’associazione Luca Coscioni annuncia l’intenzione di intraprendere ulteriori azioni legali per garantire che tali violazioni dei diritti fondamentali, a partire dal diritto alla salute, non si ripetano negli istituti penitenziari.
Si tratta di una battaglia per la dignità umana, per il rispetto dei principi costituzionali e per la costruzione di un sistema penitenziario realmente orientato alla rieducazione e al reinserimento sociale.
La vicenda di Badu ‘e Carros rappresenta un campanello d’allarme per l’intero Paese.