Bernardo De Muro incarna un paradosso affascinante: un intellettuale ancorato a una tradizione millenaria, la retorica, ma profondamente radicato nel presente, un ponte tra l’antico e il contemporaneo.
A ottantasette anni, la sua passione non si esaurisce in studi polverosi, bensì si rinnova nel dialogo incessante con le nuove generazioni, gli studenti che affollano i suoi seminari e le università che lo accolgono con entusiasmo.
In un’epoca dominata dall’immagine, dove l’efficacia comunicativa sembra ridotta a formule semplificate e brevissimi frammenti, la sua opera assume un valore inaspettato.
Anche i creatori di contenuti digitali, i “tik toker” che plasmano la comunicazione su piattaforme globali, comprendono l’indispensabile ruolo delle parole.
La loro arte, apparentemente legata all’immediatezza visiva, necessita imprescindibilmente di una solida base retorica, di una capacità di strutturare il discorso e di persuadere il pubblico.
De Muro, con la sua esperienza, offre loro un’eredità preziosa.
La sua attività, capillare e intensa, si estende per l’intera penisola, dai confini africani di Pantelleria alle terre orientali di Trieste, testimonianza di un impegno costante nella trasmissione del sapere retorico.
Un curriculum impressionante, con circa 450 seminari tenuti, non è passato inosservato.
Riconoscendone l’importanza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto onorarlo con il titolo di Commendatore, un gesto che sottolinea la rilevanza del suo contributo alla cultura italiana.
La decisione, motivata da un’iniziativa “motu proprio” del Capo dello Stato, rivela come la retorica, lungi dall’essere un’arte obsoleta, continui a rappresentare uno strumento cruciale per la formazione del cittadino e per la vitalità della democrazia.
L’onorificenza, consegnata in una cerimonia solenne a Sassari, celebra non solo una carriera eccezionale, ma anche la capacità di un intellettuale di rimanere attuale, di dialogare con il futuro senza rinnegare le proprie radici.