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Braccialetti elettronici per allontanamenti: due famiglie protette

Due distinti provvedimenti di allontanamento, implementati con il monitoraggio tramite braccialetto elettronico, sono stati notificati dai Carabinieri a due uomini residenti rispettivamente a Dolianova e Sinnai, in risposta a gravi dinamiche familiari venute alla luce.

Questi interventi, che impongono la proibizione di avvicinamento alla residenza e ai membri del nucleo familiare, riflettono una crescente attenzione delle autorità verso la protezione delle vittime di violenza domestica e la gestione di situazioni di conflitto particolarmente complesse.

Il primo caso riguarda un uomo di 67 anni, accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie, 57enne.

L’indagine, avviata a seguito della denuncia presentata dalla donna, ha rivelato un quadro di coercizione che si è manifestato in azioni fisiche come l’aggressione, culminata nella presa e spinta contro una parete, e in comportamenti di deprivazione economica, privando la donna di qualsiasi supporto finanziario.
Il braccialetto elettronico, in questo contesto, rappresenta uno strumento di controllo e prevenzione, volto a garantire la sicurezza della donna e a monitorare il rispetto della distanza imposta.

Il secondo provvedimento, emesso nei confronti di un 58enne residente a Sinnai, emerge da una denuncia presentata dalla madre dell’uomo, 78enne.
La donna ha descritto ai militari un ambiente domestico pervaso da un clima di terrore, a seguito di ripetute aggressioni verbali e minacce rivolte non solo a lei, ma anche al marito, 83enne, e alla figlia, 51enne, tutti conviventi.

Queste dinamiche, che si protraggono nel tempo, hanno creato un profondo stato di ansia e paura all’interno del nucleo familiare.
Le dichiarazioni raccolte suggeriscono una progressiva escalation di comportamenti aggressivi e vessatori da parte del 58enne, la cui condotta potrebbe essere collegata a possibili problematiche legate a dipendenze non specificate.
L’adozione del braccialetto elettronico in questo caso non è solo una misura cautelare, ma anche un tentativo di comprendere e gestire le radici profonde del disagio che alimenta queste dinamiche distruttive, offrendo alla famiglia la possibilità di ricostruire, seppur con cautela, un ambiente sereno e sicuro.

L’intervento delle forze dell’ordine, in entrambi i casi, sottolinea l’importanza di una risposta tempestiva e mirata, non solo per proteggere le vittime, ma anche per affrontare le cause sottostanti alla violenza domestica e promuovere una cultura del rispetto e della convivenza pacifica.

La complessità delle situazioni affrontate richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga servizi sociali, psicologi e mediatori familiari, al fine di favorire la riabilitazione dei responsabili e il recupero del benessere delle vittime.

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