venerdì 19 Settembre 2025
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Cagliari

Cagliari, Circolo Copertura: Smascherata Rete di Spaccio e Violenza

Nel cuore del quartiere Mulinu Becciu a Cagliari, un circolo privato si è rivelato essere molto più di un luogo di aggregazione sociale: una vera e propria base operativa per un’organizzazione dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti, che ha imposto il suo controllo attraverso la coercizione e la violenza.
L’operazione, culminata con l’arrestamento di Christian Camba, 44 anni, e Roberto Cocco, 41 anni, entrambi con precedenti penali, è il risultato di un anno di meticolose indagini condotte dalla squadra mobile, supportate da tecniche investigative tradizionali e da un’accurata raccolta di immagini.
Le indagini, formalmente avviate ad aprile dell’anno precedente, hanno svelato una rete complessa, dove il circolo fungeva da punto nevralgico per la distribuzione di droga, ma anche come strumento di estorsione e intimidazione nei confronti dei residenti.
Il Gip, su richiesta della DDA di Cagliari, ha disposto i domiciliari per i due indagati, in seguito all’esecuzione di un’ordinanza che ha portato a luce non solo il traffico di stupefacenti, ma anche una serie di gravi reati che testimoniano la spietata strategia di controllo del territorio da parte dell’organizzazione.
L’aspetto più sconcertante emerso dalle indagini riguarda un sequestro di persona avvenuto il 13 settembre 2024.

La vittima, un uomo residente nel quartiere, è stata prelevata con la forza dalla propria abitazione e trattenuta all’interno del circolo per circa otto ore, subendo un’aggressione fisica che ha lasciato cicatrici, necessarie di trenta giorni per la guarigione.

Il sequestro non era un atto isolato, ma un meccanismo volto a costringere la vittima a diventare un “lavoratore” dell’organizzazione, ovvero uno spaccio al dettaglio.

Il rifiuto avrebbe comportato conseguenze pesanti: l’imposizione di un estorsione mensile di 500 euro, pena la perdita del diritto all’alloggio in un alloggio popolare gestito dal comune.
La spirale di illegalità sembrava non avere confini, estendendosi anche a reati contro il patrimonio.
Gli arrestati sono infatti indagati per il furto di una macchina cambiamonete, sottratta a una sala scommesse e contenente 1.500 euro, e per una rapina perpetrata nello stesso locale.

In quest’ultimo episodio, un dipendente è stato minacciato con un piede di porco, per poi essere derubato di 2.389 euro contenuti in due slot machine.

L’operazione della squadra mobile rappresenta un intervento significativo nella lotta alla criminalità organizzata, ma solleva anche interrogativi sulla fragilità del tessuto sociale e sulla necessità di strategie di prevenzione e di supporto alle comunità più vulnerabili, per contrastare la recrudescenza di fenomeni che minano la sicurezza e la dignità dei cittadini.

Il caso evidenzia, inoltre, la complessa interazione tra illegalità, disagio economico e mancanza di opportunità, che crea un terreno fertile per la proliferazione di attività criminali e lo sfruttamento delle persone più deboli.

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