Il tragico ritrovamento di Luigi Gulisano, 79 anni, e Marisa Dessì, 82 anni, nella loro abitazione cagliaritana di via Ghibli il 5 dicembre 2024, ha subito una significativa revisione delle ipotesi investigative.
Inizialmente orientata verso un avvelenamento da nitrito di sodio, la dinamica dei decessi è stata radicalmente reinterpretata da una nuova perizia medico-legale, affidata ai consulenti del giudice per le indagini preliminari Ermengarda Ferrarese, il medico legale Rita Celli e il tossicologo Claudio Medana.
La relazione, ora depositata, suggerisce una morte per asfissia e anossia, compatibile con aggressioni fisiche dirette: uno strangolato, l’altra soffocata.
Questa nuova ricostruzione si discosta nettamente dalle conclusioni iniziali raggiunte dagli esperti nominati dalla Procura, il medico legale Roberto Demontis e il tossicologo Giampiero Cortis, i quali avevano ipotizzato un arresto respiratorio riconducibile all’ingestione di nitrito di sodio, presumibilmente disciolto nel caffè.
La sostanza era stata rilevata nell’apparato digerente delle vittime, ma la sua implicazione diretta nella morte è ora messa in discussione.
L’udienza per l’incidente probatorio, fissata per l’11 settembre, rappresenterà un momento cruciale per la discussione e l’approfondimento di questa nuova perizia.
Durante la stessa, i consulenti illustreranno dettagliatamente le loro conclusioni e le evidenze a supporto della tesi dell’aggressione fisica, fornendo elementi concreti per confutare l’ipotesi dell’avvelenamento.
Il procedimento penale è attualmente focalizzato su Claudio Gulisano, 44 anni, figlio unico dei coniugi, formalmente indagato per omicidio volontario e detenuto in custodia cautelare.
L’uomo è difeso dall’avvocato Luigi Sanna, mentre il fratello, considerato persona offesa nel contesto della vicenda, è assistito dall’avvocato Gianluca Aste.
La Procura, nel delineare il quadro del possibile movente, ha ipotizzato una motivazione di natura economico-patrimoniale.
Secondo l’accusa, Claudio Gulisano avrebbe agito con l’intento di ereditare proprietà di significativo valore, in un contesto aggravato da problematiche finanziarie derivanti dal fallimento di un market precedentemente ceduto dal padre.
A sostegno dell’accusa convergono diverse evidenze: un video che contrasta con l’alibi fornito dall’indagato, testimonianze raccolte, e l’analisi del contenuto dei dispositivi mobili dei genitori e dello smartphone di Gulisano.
L’insieme di queste informazioni, ora alla luce delle nuove perizie, appare destinato a riorientare le indagini e a delineare con maggiore chiarezza la dinamica di questo drammatico evento.