Cagliari si è trasformata in un palcoscenico di profonda mobilitazione, con un corteo promosso dall’USB che ha catalizzato l’attenzione e l’energia di una vasta platea di partecipanti.
La giornata dello sciopero generale, dedicata alla denuncia dell’occupazione palestinese da parte di Israele, ha visto una risposta popolare che ha superato le aspettative iniziali.
La colonna umana, inizialmente stimata in circa 5.000 unità, ha subito una crescita esponenziale nel corso del percorso, diventando una forza che ha messo a dura prova le stime ufficiali.
Mentre le autorità di polizia parlavano di un contingente di circa 15.000 persone, gli organizzatori dell’USB sostenevano con forza di aver mobilitato un numero superiore a 20.000 manifestanti, sottolineando la portata e la determinazione del sentimento di protesta.
L’adesione studentesca è stata particolarmente significativa, confermando l’impegno delle nuove generazioni nella lotta per la giustizia e i diritti umani.
Il corteo, un fiume di bandiere palestinesi, slogan e cartelli, ha attraversato il cuore del centro storico cagliaritano, muovendosi da Piazza del Carmine fino a raggiungere il Consiglio Regionale.
Questo percorso simbolico non è stato casuale: l’obiettivo era quello di portare direttamente alle istituzioni regionali la voce di chi denuncia le violazioni del diritto internazionale e le sofferenze del popolo palestinese.
Il corteo non è stato solo una manifestazione di dissenso, ma un atto di consapevolezza politica e civile.
La partecipazione massiccia ha evidenziato una crescente sensibilità verso la questione palestinese, alimentata da immagini di conflitto, reportage da zone di guerra e dalla crescente preoccupazione per il rispetto dei diritti fondamentali.
La mobilitazione cagliaritana si inserisce in un quadro più ampio di proteste internazionali, un grido collettivo per la fine dell’occupazione e per un futuro di pace e giustizia per la regione.
Il corteo rappresenta un momento di rottura, un segnale chiaro che la comunità non intende rimanere indifferente alle drammatiche conseguenze del conflitto israelo-palestinese e si impegna a sostenere la causa della libertà e dell’autodeterminazione.