Un’operazione con risvolti internazionali ha portato all’arresto di due figure apicali legate alla camorra campana, attuate in collaborazione tra la Squadra Mobile di Sassari e la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
L’azione, culminata con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei due, riflette un’estensione sempre più pervasiva dei tentacoli criminali campani al di fuori del territorio napoletano, con un’infiltrazione mirata nel tessuto economico sardo.
Gli arrestati, residenti da tempo a Olbia, sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, un reato che presuppone l’utilizzo sistematico di violenza e intimidazione, caratteristiche intrinseche delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Il movente, riconducibile all’ottenimento di ingenti somme di denaro – quantificate in almeno 150.
000 euro – è legato all’approccio e alla successiva pressione esercitata nei confronti di un consulente finanziario.
Gli indagati, per rafforzare la credibilità delle loro minacce e accelerare il processo di coercizione della vittima, hanno ostentato espliciti legami con il clan Licciardi, un’organizzazione camorristica storica radicata nei quartieri di Secondigliano e del Vasto, aree densamente popolate e strategiche per il controllo del territorio.
Il clan Licciardi, infatti, rappresenta un pilastro dell’Alleanza Secondigliano, una complessa rete di famiglie criminali che comprende anche i Contini-Bosti, attivi a Vasto e Arenaccia, e i Mallardo, con una presenza significativa a Giugliano e nei comuni limitrofi.
Questa articolata alleanza camorristica dimostra la capacità di coordinamento e la vastità delle risorse a disposizione delle organizzazioni criminali napoletane.
Le indagini, innescate dalla denuncia dell’imprenditore vittima, hanno permesso di ricostruire un quadro inquietante: i contatti iniziali si sono verificati l’estate scorsa a Napoli, sfruttando probabilmente la professionalità e le opportunità di guadagno offerte dal lavoro del consulente finanziario.
Successivamente, l’attività estorsiva si è concretizzata a Olbia, dove gli indagati hanno imposto il loro dominio attraverso atti di intimidazione particolarmente violenti, come l’infilare di un’arma da fuoco in bocca alla vittima, un gesto volto a instillare un profondo senso di terrore e impotenza.
La escalation della violenza, che ha incluso minacce dirette alla famiglia del consulente finanziario, con recarsi presso l’abitazione dei genitori, ha determinato la decisione di quest’ultimo di denunciare l’accaduto alle autorità competenti, innescando un’indagine che ha portato all’arresto dei due indagati.
L’arresto di uno dei due è avvenuto a Napoli, mentre l’altro è stato fermato a Varese mentre tentava di lasciare il territorio nazionale, presumibilmente per sottrarsi alla giustizia.
L’operazione evidenzia la necessità di una costante vigilanza e di una collaborazione sinergica tra le forze dell’ordine a livello nazionale e internazionale per contrastare efficacemente il fenomeno della criminalità organizzata e prevenire l’espansione di tali strutture al di fuori del loro habitat originario.