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martedì 4 Novembre 2025

Del Grande scappa: l’ombra della strage dei fornai torna a farsi sentire.

Il video che documenta l’inaspettata evasione di Elia Del Grande dalla comunità alloggio di Castelfranco Emilia, diffuso dai media locali, cattura un momento di audace pianificazione e improvvisa esecuzione.
Le immagini, riprese in un tardo pomeriggio di giovedì, mostrano l’uomo, con una fredda determinazione, utilizzare una corda improvvisata, legata al palo di una telecamera di sorveglianza, per compiere una discesa furtiva e scomparire.

Questo gesto, apparentemente semplice, cela una storia complessa, intrisa di violenza, redenzione mancata e una profonda resilienza criminale.

L’evasione riporta al centro della cronaca un nome legato a una delle tragedie più cruente della storia giudiziaria italiana: la strage dei fornai.

A Cadrezzate, nel Varesotto, ventiduenne, Elia Del Grande perpetrò un massacro familiare, un atto di inaudita ferocia che lo condannò a trent’anni di reclusione.

La riduzione della pena, a venticinque anni scontati, e il successivo trasferimento alla comunità alloggio di Castelfranco Emilia, rappresentano un tentativo di reinserimento sociale, un percorso che si è rivelato fragile e, a quanto pare, fallimentare.

La comunità di Castelfranco, un’istituzione ibrida che accoglie detenuti con esigenze particolari e percorsi di riabilitazione complessi, era stata scelta per offrire a Del Grande un ambiente più flessibile e orientato al lavoro, un’opportunità di costruire una nuova identità dopo anni di isolamento.
Tuttavia, l’evasione suggerisce che il passato, con i suoi demoni e le sue cicatrici, sia rimasto profondamente radicato, capace di sovvertire i tentativi di ricostruzione.
I precedenti di Del Grande, segnati da furti e alterchi con i vicini dopo il suo trasferimento a Olbia, avevano già sollevato interrogativi sulla sua reale capacità di reinserimento.

L’inchiesta sull’evasione si concentra ora su possibili complicità, in particolare sul ruolo della compagna di Del Grande, già sospettata di aver collaborato a un tentativo di fuga fallito dal carcere di Pavia nel 2015.
Questo elemento solleva interrogativi inquietanti sulla rete di relazioni che potrebbero aver facilitato l’azione del fuggitivo e sulla complessità del sistema di sorveglianza e sicurezza all’interno delle comunità alloggio.
Le ricerche, estese a Emilia-Romagna, Lombardia e Sardegna, riflettono la determinazione delle forze dell’ordine a rintracciare Del Grande.
Tuttavia, non si esclude la possibilità che l’uomo abbia varcato i confini italiani, rendendo le operazioni di localizzazione particolarmente impegnative.
Questo episodio riapre un dibattito cruciale sulla gestione dei detenuti ad alto rischio, sulla necessità di un monitoraggio più rigoroso e sull’efficacia dei programmi di reinserimento sociale quando si tratta di individui segnati da una profonda radicata violenza.
L’evasione di Elia Del Grande non è solo una questione di sicurezza pubblica, ma anche un monito sulla fragilità della giustizia riabilitativa e sulle sfide poste dalla riconciliazione con il passato.

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