venerdì 26 Settembre 2025
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Cagliari

Divario di genere in Sardegna: analisi e sfide per la parità.

Il convegno organizzato dalla Cisl di Cagliari ha offerto un’analisi approfondita del divario retributivo di genere in Sardegna, un fenomeno che, pur rispecchiando le tendenze nazionali, assume contorni peculiari nel contesto insulare.

Lungi dall’essere una mera disparità salariale, il gender gap sardo si configura come una complessa rete di fattori strutturali e culturali, che limitano l’effettiva partecipazione femminile al mercato del lavoro e ne compromettono il progresso professionale.

L’isola si presenta come un microcosmo delle sfide che affliggono l’Italia in termini di parità di genere: una partecipazione femminile al mercato del lavoro ancora troppo bassa, una concentrazione sproporzionata in settori economici a basso valore aggiunto e una marcata prevalenza di contratti a tempo parziale, spesso imposti dalla necessità di conciliare le responsabilità familiari con l’attività lavorativa.

La maternità e l’avanzare dell’età, eventi naturali della vita, si traducono in una penalizzazione salariale e di carriera, alimentando un circolo vizioso che ostacola l’emancipazione femminile.

Tuttavia, la Sardegna presenta peculiarità che esacerbano queste dinamiche.
La forte presenza del settore pubblico, sebbene garanzia di stabilità, non è sufficiente a compensare le disuguaglianze.

Il tessuto imprenditoriale, dominato da piccole e microimprese, spesso fatica ad adottare politiche di inclusione e parità retributiva.

Il dato preoccupante del 47% di occupazione femminile, ben al di sotto della media nazionale, e il divario salariale del 19%, testimoniano una realtà ancora distante dagli standard europei.

La scarsa leadership femminile nelle imprese, con solo il 21% di aziende guidate da donne, riflette una profonda radicata cultura aziendale che limita l’accesso delle donne a posizioni di responsabilità e potere decisionale.

Il convegno ha messo in luce come la carenza di servizi di supporto alla genitorialità, unita alla significativa emigrazione femminile alla ricerca di migliori opportunità professionali, contribuisca a perpetuare il problema.

Questa “fuga di cervelli” impoverisce il capitale umano dell’isola, privandola di talenti e competenze preziose.
Giuseppe Atzori, segretario generale della Cisl Cagliari, ha efficacemente sintetizzato la situazione, sottolineando la necessità di un profondo cambiamento culturale, che vada oltre le semplici misure legislative.

Ignazio Ganga, segretario nazionale confederale, ha evidenziato il ruolo potenzialmente determinante della legge sulla partecipazione, un’iniziativa sostenuta dalla Cisl, per promuovere una maggiore inclusione e parità.

La sfida non è solo economica, ma soprattutto culturale: è imperativo superare stereotipi di genere, rivedere i modelli organizzativi aziendali, promuovere la condivisione delle responsabilità familiari e investire in servizi per l’infanzia.
Solo attraverso un approccio multidimensionale, che coinvolga istituzioni, imprese, sindacati e società civile, sarà possibile costruire un futuro più equo e inclusivo per le donne sarde, garantendo loro le stesse opportunità e la stessa dignità professionale degli uomini.
La conciliazione vita-lavoro non è un optional, ma un diritto fondamentale per una società veramente avanzata.

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