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sabato 15 Novembre 2025

Emanuela Loi: un’opera d’arte per una pioniera della Polizia

Nel cuore del Centro Addestramento e Istruzione Professionale della Polizia di Stato di Abbasanta, in Sardegna, si è compiuto un atto di memoria solenne e artistica, dedicando un’opera d’arte a Emanuela Loi, figura pionieristica nella storia delle Forze dell’Ordine.
Prima donna a perdere la vita in servizio, il suo sacrificio si intreccia indissolubilmente con la lotta alla mafia e la difesa dei valori fondamentali dello Stato.

L’iniziativa, nata dall’impulso creativo e dal profondo senso civico del 51° Corso Allievi Agenti Ausiliari di Leva – in occasione del loro raduno annuale – testimonia un impegno concreto a perpetuare il ricordo di una poliziotta coraggiosa e dedita al dovere.

La realizzazione dell’opera si configura come un tributo tangibile, un simbolo di riconoscente ammirazione per chi ha incarnato con la sua giovane vita i principi di legalità e servizio.
Il 19 luglio 1992, il nome di Emanuela Loi rimase impresso nella memoria collettiva in seguito alla tragica strage di via D’Amelio a Palermo, dove, nel suo ruolo di agente di scorta, perse la vita insieme ai colleghi caduti nell’attentato che colpì il giudice Paolo Borsellino.
Un evento che segnò profondamente la storia italiana, rivelando la ferocia e la pervasività del potere mafioso.
La cerimonia inaugurale ha visto la partecipazione di figure istituzionali di rilievo, tra cui il prefetto di Oristano Salvatore Angieri, il questore Giovanni Marziano, l’assessora alla cultura Alessandra Manca, e, soprattutto, i familiari di Emanuela Loi, custodi della sua memoria e testimoni del suo eroismo.
Presenti anche rappresentanze degli allievi agenti dei corsi di formazione, insieme alle autorità civili e militari locali e provinciali, a riaffermare la continuità del legame tra le nuove generazioni di poliziotti e l’eredità dei caduti.

L’opera, realizzata dall’artista Paoletta Dessì, si rivela un complesso e suggestivo altorilievo di dimensioni significative (2,5 x 1,5 metri), costruito attraverso un sapiente assemblaggio di legno, gesso e pittura.
Lungi dall’essere una semplice rappresentazione fisica, l’opera si configura come una narrazione visiva ricca di simbolismi profondi e suggestivi.
Le onde, che evocano la chioma riccia di Emanuela, si fondono con le radici di un albero, metafora della sua profonda connessione con la legalità e la giustizia.

Le onde stesse richiamano il mare, simbolo della forza inarrestabile che si scontra contro le mura dell’omertà.
Il blu intenso del cielo, colore distintivo della Polizia di Stato, contrasta con il volo degli uccelli, emblematico della libertà conquistata attraverso la scelta della legalità, un’elevazione al di sopra di ogni forma di condizionamento e sopraffazione.
La solenne scopertura, avvenuta all’interno della palazzina studi del Caip, ha visto protagonisti il direttore Denise Mutton e l’agente Emanuela Loi, nipote della poliziotta caduta, in un momento di commozione e raccoglimento.
L’iniziativa rappresenta un rinnovato impegno a onorare il sacrificio di Emanuela Loi, a custodire la memoria dei caduti e a rafforzare il profondo legame tra la Polizia di Stato e i valori di giustizia, legalità e coraggio che continuano a guidare la sua azione quotidiana, ispirando le nuove generazioni a difendere i principi fondamentali che sostengono lo Stato di diritto.

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