Il silenzio protratto, protratto per quasi un anno dalla promessa di un rinnovamento radicale, ha esasperato le organizzazioni del terzo settore sarde che operano nell’ambito dell’emergenza urgenza.
La lettera aperta, un atto formale e carico di apprensione, inviata dal vertice di Legacoop Sardegna a figure istituzionali chiave – dalla Presidente della Regione agli Assessori, passando per il Consiglio Regionale e l’ANCI – rappresenta un allarme urgente, un campanello d’allarme per una situazione insostenibile.
L’inerzia, più che un semplice ritardo, rischia di compromettere la stabilità e la vitalità di un sistema di soccorso cruciale per la comunità sarda.
Le cooperative sociali, pilastri fondamentali nella gestione delle postazioni del 118, si trovano a fronteggiare un futuro lavorativo appeso a un filo, con soci, dipendenti e le stesse strutture organizzative gravate da una crescente incertezza.
La mancanza di risorse adeguate e la precarietà dei finanziamenti contrastano apertamente con la necessità impellente di investire in attrezzature, formazione e personale qualificato, compromettendo la qualità del servizio offerto ai cittadini.
L’incontro di Cagliari del gennaio scorso aveva generato un’apparente convergenza di intenti, con l’impegno politico di definire una nuova convenzione in tempi brevi, in linea con le riforme nazionali del settore.
Seguirono altri incontri, a giugno, con l’auspicio di accelerare il processo.
Eppure, le promesse sono rimaste lettera morta, e la situazione è peggiorata, alimentando un circolo vizioso di insicurezza e frustrazione.
Il nodo cruciale risiede nella necessità di riconoscere formalmente i costi sostenuti per la contrattualizzazione del personale.
Questo non è un mero dettaglio amministrativo, ma una condizione imprescindibile per garantire la tenuta dei presidi sul territorio.
La fuga di professionisti qualificati, attratti da maggiore stabilità e opportunità altrove, costituirebbe una perdita irreparabile per la Sardegna, con conseguenze dirette sulla sicurezza pubblica e sull’efficacia del servizio di emergenza.
Legacoop Sardegna non si limita a sollevare un problema, ma propone una soluzione: la convocazione immediata di una tavola rotonda con tutti gli attori coinvolti.
Un confronto aperto e costruttivo, finalizzato a delineare un modello di organizzazione del 118 che sia sostenibile, equo e capace di rispondere efficacemente alle esigenze della popolazione sarda.
La fase transitoria, pur necessaria, deve essere definita con precisione, affinché non prolunghi l’incertezza e non comprometta ulteriormente la continuità del servizio.
Si tratta di preservare un patrimonio di competenze e professionalità, un investimento nel benessere e nella sicurezza della comunità sarda che non può essere sprecato.
La richiesta non è solo una questione economica, ma un imperativo etico: garantire a chi salva vite la possibilità di vivere con dignità e sicurezza.









