Un’operazione della Guardia di Finanza di Oristano ha portato alla luce un caso di frode che coinvolge l’illegittima acquisizione di fondi europei destinati al settore agricolo.
L’imprenditrice, ora sotto inchiesta dalla Procura di Oristano, dalla Procura Europea e segnalata alla Corte dei Conti, aveva percepito un contributo a fondo perduto di circa 45.000 euro, finanziato dal programma Next Generation EU nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’apparente scopo di installare un impianto fotovoltaico su una struttura agricola.
L’indagine, scaturita da una segnalazione del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressioni Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, ha rivelato una discrascenza significativa tra la dichiarazione di utilizzo dei fondi e la loro effettiva destinazione.
Invece di alimentare un’attività agricola, l’impianto fotovoltaico è stato installato su una villa di lusso, utilizzata come abitazione privata.
Il programma PNRR, volto a sostenere la transizione ecologica e la ripresa economica post-pandemica, prevede incentivi per le imprese agricole, zootecniche e agroindustriali che investono in tecnologie sostenibili, come gli impianti fotovoltaici.
La normativa, che mira a promuovere la decarbonizzazione del settore primario, prevede un contributo europeo che copre una quota variabile tra il 30% e l’80% delle spese sostenute.
L’accesso a questi fondi è subordinato alla dimostrazione di un volume d’affari minimo, fissato a 7.000 euro, e alla destinazione degli impianti alle strutture aziendali.
Le verifiche condotte dalla Guardia di Finanza hanno svelato che l’imprenditrice, nel periodo d’imposta oggetto del finanziamento, non aveva prodotto alcun volume d’affari, risultando pari a zero.
Questo, unitamente all’utilizzo improprio dei fondi per una villa privata, ha reso la domanda di contributo inammissibile.
L’azione illecita, oltre a compromettere l’integrità del sistema di finanziamento europeo, ha depauperato risorse destinate a sostenere la vera economia agricola e promuovere la transizione verso un modello produttivo più sostenibile.
L’inchiesta si preannuncia complessa, con implicazioni significative per la corretta applicazione delle normative europee e la tutela del patrimonio pubblico.







