La strada verso la giustizia riparativa per le vittime di errori giudiziari, incarnata nella proposta di legge a memoria di Beniamino Zuncheddu, si presenta ancora irta di ostacoli.
Il pastore sardo, ingiustamente detenuto per trentatré anni e finalmente prosciolto nel gennaio 2024, è diventato il simbolo di un’ingiustizia che richiede un intervento legislativo urgente.
Nonostante l’impegno e la crescente consapevolezza, la raccolta firme, necessaria per avviare il processo legislativo, fatica a decollare, fermandosi attualmente all’11%, corrispondenti a poco più di cinquemila firme, un dato ben al di sotto del quorum di cinquanta mila richiesto.
La proposta di legge, frutto di un’attenta riflessione sulla drammatica esperienza di Zuncheddu e di altre storie simili, mira a colmare una lacuna legislativa che lascia le vittime di errori giudiziari in una situazione di profonda precarietà e incertezza.
L’iniziativa, che si articola in un unico articolo con cinque commi, contempla l’erogazione di un assegno economico a partire dal momento dell’assoluzione e fino alla definizione della sentenza di risarcimento danni.
Questo intervallo temporale, spesso esteso a un decennio o più, rappresenta un periodo di transizione particolarmente difficile per l’individuo assolto, che si ritrova a ricostruire la propria vita e a recuperare anni irrimediabilmente perduti.
Il sostegno a questa proposta di legge si allarga, vedendo l’adesione di Forza Italia, a testimonianza della crescente sensibilità politica verso il tema della giustizia riparativa.
In parallelo, il Partito Radicale ha lanciato un’iniziativa di sensibilizzazione capillare, portando la questione direttamente nelle piazze e nelle comunità locali.
Un “tour” itinerante, che partirà da località del Nuorese come San Teodoro, Budoni e Orosei, coinvolgerà attivisti, esponenti legali e figure chiave che hanno seguito da vicino la vicenda Zuncheddu.
Tra questi, spicca la figura di Valter Marcialis, fonico forense la cui perizia scientifica è stata cruciale per accertare la verità processuale.
Accanto a lui, un team di avvocatesse radicali, tra cui Angela Furlan, Simona Giannetti, Gemma Gasponi e Anna Maria Nalisani, offrirà consulenza legale e supervisionerà la corretta raccolta e autenticazione delle firme.
L’iniziativa mira non solo a raggiungere il quorum necessario per l’avvio del processo legislativo, ma anche a stimolare un dibattito pubblico ampio e approfondito sulla necessità di riformare il sistema giudiziario, garantendo una maggiore tutela dei diritti delle persone coinvolte in errori processuali e promuovendo una cultura della responsabilità e della riparazione.
La vicenda Zuncheddu, con la sua drammaticità e la sua complessità, rappresenta un monito: la giustizia deve essere non solo efficiente, ma anche umana, capace di riconoscere gli errori e di offrire una prospettiva di riscatto per chi ne è stato vittima.