La vicenda di Manuela Murgia, la giovane cagliaritana scomparsa e ritrovata senza vita nel 1995, riemerge con nuove e significative svolte investigative.
Il caso, originariamente archiviato come suicidio, è stato riaperto e ora vede Enrico Astero, l’ex fidanzato della ragazza, formalmente indagato per la sua morte.
Un passaggio cruciale è l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari (GIP) che autorizza il prelievo di campioni di DNA all’uomo, di 54 anni, segnando un punto di non ritorno nella ricostruzione degli eventi.
L’acquisizione di questa misura coercitiva si è resa necessaria a seguito della presentazione di perizie tecniche che hanno sollevato seri interrogativi sulla ricostruzione originale.
Le analisi, condotte da due team di consulenti nominati rispettivamente dalla difesa di Astero e dalla parte civile, hanno evidenziato la presenza di materiale genetico maschile sugli abiti indossati da Manuela al momento del decesso.
Si tratta di una quarantina di tracce biologiche, concentrate in particolare su slip e reggiseno, un dettaglio che contrasta con l’ipotesi di un suicidio volontario.
Luciano Garofano, ex generale del R.
I.
S.
di Parma, ha curato la consulenza per la difesa, mentre Emiliano Giardina ha rappresentato la parte civile.
Il profilo genetico estratto dai carabinieri del R.
I.
S.
di Cagliari, a partire da queste tracce, sarà ora confrontato con quello di Astero, nel tentativo di stabilire una corrispondenza che potrebbe rivelarsi determinante per l’evolversi delle indagini.
Tale operazione, tecnicamente complessa e delicata, mira a verificare se il DNA maschile rinvenuto sugli indumenti appartenga all’unico indagato.
Parallelamente, gli specialisti dell’Arma dei Carabinieri hanno richiesto al GIP una proroga di ulteriori 45 giorni, aggiuntivi rispetto agli 80 già concessi, per completare le analisi e redigere la relazione conclusiva.
Questa richiesta sottolinea la complessità degli accertamenti e la necessità di un’analisi approfondita e metodica per escludere o confermare eventuali collegamenti tra l’indagato e le tracce biologiche rinvenute.
La proroga testimonia, inoltre, la volontà di non lasciare nulla di incompiuto nella ricerca della verità, alimentando la speranza di fare luce su una vicenda che ha profondamente segnato la comunità cagliaritana.
L’attenzione è ora rivolta all’esito del confronto genetico e alla successiva relazione degli inquirenti, elementi chiave per comprendere la dinamica del ritrovamento e, potenzialmente, attribuire responsabilità per la morte di Manuela Murgia.