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Manuela Murgia: Svolta nel Caso, Indagini su DNA e Nuovo Indagato

Il caso di Manuela Murgia, la giovane cagliaritana scomparsa e rinvenuta senza vita il 5 febbraio 1995 nel sito archeologico di Tuvixeddu, si arricchisce di elementi inattesi, aprendo potenzialmente a una revisione radicale delle conclusioni iniziali, che avevano classificato la sua morte come suicidio.

La vicenda, segnata da anni di silenzio e di battaglie legali da parte dei familiari, ora vede il fidanzato dell’epoca, Enrico Astero, formalmente iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario.

La svolta attuale deriva da approfondite analisi forensi disposte dalle difese e dalle parti civili coinvolte, guidate da figure di spicco come l’ex generale del R.
I.
S.

di Parma, Luciano Garofano, per la difesa, ed Emiliano Giardina, per la parte civile.
Tali indagini hanno rivelato la presenza di materiale biologico maschile, consistente in una significativa quantità di tracce di DNA, sui capi di abbigliamento indossati da Manuela al momento del decesso, in particolare sugli slip e sul reggiseno.

La scoperta, di per sé rilevante, assume un’importanza ancora maggiore se consideriamo il contesto storico-procedurale: l’assenza di un’approfondita analisi del materiale biologico era stata una delle criticità sollevate nel corso degli anni dai familiari e dagli inquirenti che avevano dubitato della conclusione suicidaria.

Il materiale genetico recuperato è ora oggetto di ulteriori accertamenti disposti dalla Procura e dal giudice per le indagini preliminari, Giorgio Altieri, che hanno delegato i Carabinieri del R.
I.

S.
per un’analisi esaustiva, che comprenda non solo la sequenziazione del DNA, ma anche valutazioni dattiloscopiche e merceologiche dei vestiti.
L’obiettivo primario è il confronto del DNA estratto con le banche dati disponibili e, successivamente, con un campione prelevato dall’unico indagato ancora non sottoposto a prelievo genetico.

“Siamo estremamente incoraggiati da queste nuove evidenze,” ha dichiarato l’avvocata Giulia Lai, legale della parte civile, sottolineando l’importanza di attendere la conclusione delle indagini in corso.

Il ritrovamento del materiale biologico maschile solleva interrogativi significativi e potrebbe fornire elementi cruciali per ricostruire gli eventi che hanno portato alla morte di Manuela, gettando una luce inedita su un caso che ha macchiato profondamente la comunità cagliaritana.

La tenace battaglia dei familiari, che da sempre hanno rifiutato l’etichetta di suicidio, ha finalmente portato a una prima svolta il 30 marzo scorso, con la decisione della Procura di riaprire le indagini.

L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex fidanzato, seguita da questa nuova scoperta, testimonia la possibilità concreta di una revisione delle dinamiche che hanno condotto alla tragica fine di Manuela Murgia e, forse, alla luce della verità che emerge, un’ammissione di colpevolezza.

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