Il sipario si è chiuso a Nuoro su un processo epocale, il più vasto mai celebrato in Sardegna, con una sentenza di assoluzione che coinvolge tutti i 59 imputati legati alla tragedia dell’alluvione del 18 novembre 2013.
Un evento catastrofico che sconvolse la regione, lasciando dietro di sé morte, distruzione e un’onda di dolore ancora palpabile.
L’assoluzione, pronunciata dal Tribunale di Nuoro presieduto da Elena Meloni, sancisce la conclusione di un iter giudiziario lunghissimo e particolarmente travagliato, costellato da cambi di magistrati, un’interruzione triennale imposta dalla pandemia di Covid-19 e dalla difficoltà di disporre di un’aula consiliare adeguata.
Il ciclone Cleopatra, con le sue piogge torrenziali, innescò un’emergenza idrogeologica che colpì duramente diverse aree, in particolare Oloè, Torpè e il Sològo, comuni segnati da una combinazione letale di morfologia del territorio, fragilità infrastrutturale e gestione emergenziale apparente.
La vicenda, inizialmente frammentata in tre procedimenti separati, fu poi confluita in un unico, monumentale processo, per tentare di ricostruire la catena degli eventi e attribuire responsabilità.
Le figure di Luca Tanzi, il poliziotto morto mentre scortava un’ambulanza durante il crollo del ponte di Oloè, e di Maria Frigiolini, l’anziana travolta dall’esondazione della diga Maccheronis a Torpè, incarnarono il dolore e la rabbia di un’intera comunità.
Le accuse mosse agli imputati, che includevano amministratori pubblici, tecnici, dirigenti e imprese, ruotavano attorno a presunte negligenze nella gestione dell’emergenza, carenze nella pianificazione della protezione civile, ritardi nel coordinamento e una generale mancanza di preparazione di fronte a un evento meteorologico di eccezionale intensità.
L’accusa tentò di ricostruire un quadro di inefficienze e omissioni che avrebbero potuto, e forse avrebbero dovuto, mitigare l’impatto della catastrofe.
Tuttavia, la Procura di Nuoro ha concluso che non è stato possibile dimostrare alcuna responsabilità diretta o posizione di garanzia nei confronti di alcuno degli individui e delle entità coinvolte.
Questa conclusione, accolta integralmente dal Tribunale, segna un punto di svolta nella ricostruzione della verità processuale.
Anche laddove siano state riconosciute carenze amministrative, come ad esempio l’omessa attivazione del piano di protezione civile a Torpè, la prescrizione ha impedito l’esercizio di eventuali sanzioni.
L’elenco degli assolti è vasto e include figure di spicco come l’ex presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu (oggi consigliere regionale), gli ex assessori provinciali Franco Corosu e Paolo Porcu, dirigenti pubblici, tecnici e funzionari dell’Ente Foreste, dei comuni, di Protezione Civile e di diverse imprese, testimoniando l’ampiezza dell’indagine e la complessità delle dinamiche in gioco.
La sentenza, pur rappresentando una chiusura formale del processo, apre inevitabilmente una riflessione più ampia sulla responsabilità collettiva, sulla necessità di rafforzare la pianificazione della protezione civile e sulla fragilità del territorio sardo di fronte a fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
La memoria delle vittime, e il dolore delle loro famiglie, restano una ferita aperta nella comunità sarda, un monito costante a non ripetere gli errori del passato.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla gestione del rischio idrogeologico, sulla preparazione delle istituzioni e sulla necessità di una cultura della prevenzione che coinvolga l’intera collettività.