L’Ogliastra, terra di costa aspra e tradizioni secolari, si trova sull’orlo di una profonda frattura esistenziale.
La chiusura del punto nascita, protratta in maniera inaccettabile per quasi quattro anni, non è una semplice questione amministrativa, ma un sintomo acuto di una crisi più ampia che mina le fondamenta stesse della comunità.
Un silenzio assordante avvolge l’amministrazione, un immobilismo politico che rasenta la connivenza, mentre il diritto inalienabile di ogni cittadino – il diritto di nascere nel proprio luogo di origine – viene sistematicamente negato.
Il comitato #giulemanidallogliastra lancia un appello urgente, un grido di civiltà che reclama la dignità di un intero territorio.
Non si tratta di un favore, ma di un diritto fondamentale: il diritto di procreare, di crescere i propri figli nella propria terra, di perpetuare le tradizioni e di garantire un futuro alle nuove generazioni.
La privazione di questo diritto cruciale genera una spirale di conseguenze devastanti: spopolamento accelerato, un esodo silenzioso di famiglie che cercano altrove la possibilità di un futuro, case abbandonate che si trasformano in gusci vuoti, testimoni muti di una comunità che lentamente si dissolve.
La rivendicazione del comitato non si limita a un generico auspicio di riapertura.
Si richiede con fermezza e trasparenza: una data precisa e vincolante, un piano del personale dettagliato, con nomi e qualifiche, un protocollo di emergenza materno-infantile efficace e collaudato, un cronoprogramma pubblico con responsabili e obiettivi misurabili.
Si chiede, in sostanza, la messa in atto di un progetto concreto e sostenibile, non di promesse vaghe e rassicurazioni retoriche.
Di fronte all’inerzia delle istituzioni, il comitato pone una scelta netta: o si assume la responsabilità politica di garantire la riapertura del punto nascita, o si dichiari apertamente l’intenzione di abbandonare il territorio alla sua inevitabile decadenza.
Non si tratta più di una questione di opinioni divergenti, ma di una scelta esistenziale che determinerà il destino dell’Ogliastra.
La creazione di una “provincia” priva della capacità di accogliere nuove vite sarebbe un mero esercizio di contabilità politica, un monumento alla mancanza di visione.
Il portavoce Adriano Micheli, con un’immagine potente e provocatoria, invita la comunità a trasformare il silenzio in protesta attiva.
La “festa” della temporaneità, con la torta e le candeline, sarà un atto di denuncia contro l’abbandono e la vergogna.
A chi sostiene che la situazione sia gestibile, viene posta una domanda diretta e scomoda: siete disposti a vivere in un luogo dove la nascita di un figlio è un lusso inaccessibile? L’Ogliastra è chiamata a una scelta coraggiosa: riaffermare la propria identità, preservare il proprio futuro, o accettare passivamente il ruolo di relitto in un mare di indifferenza.
Il diritto di nascere è il diritto alla speranza, ed è un diritto che va difeso con ogni mezzo.