La fragilità del Dipartimento Donne e Minori dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia si rivela, ancora una volta, attraverso una crisi che trascende la mera carenza di pediatri.
L’arrivo di due specialisti provenienti da Tempio Pausania, un intervento d’emergenza per arginare un problema acuto, non ha placato le preoccupazioni del personale sanitario, esposto a una situazione di precarietà che rischia di compromettere l’intera offerta di servizi per maternità e infanzia.
La soluzione temporanea adottata dalla Direzione Asl Gallura, pur alleviando l’immediato rischio di sospensione delle attività, non affronta le cause profonde di un disagio strutturale.
Si tratta di una gestione emergenziale che nasconde una realtà più complessa: la perdita, nell’ultimo anno, di ben sei pediatri, un esodo che testimonia condizioni di lavoro insostenibili e una mancanza di attrattività verso l’ospedale olbiese.
La carenza non si limita al reparto di Pediatria.
L’interconnessione tra le diverse aree del Dipartimento – il punto nascita, la neonatologia, l’ostetricia e i servizi per l’infanzia – rende la mancanza di specialisti un problema sistemico.
La presenza di pediatri esperti è infatti imprescindibile per garantire la sicurezza delle donne durante il travaglio e il parto, e per assicurare una presa in carico adeguata dei neonati.
Un servizio di maternità al completo e di alta qualità è un diritto fondamentale, non un optional da compromettere a causa di tagli e carenze di personale.
La pressione sulla struttura si manifesta con conseguenze tangibili: turni straordinari, carico di lavoro eccessivo, sospensione di servizi essenziali come la riabilitazione del pavimento pelvico, con liste d’attesa ormai insormontabili.
L’impegno del personale, spesso al limite delle proprie forze, è messo a dura prova da una gestione che sembra più orientata alla mera sopravvivenza che a una pianificazione strategica a lungo termine.
Le segnalazioni, ripetute e dettagliate, giunte ai vertici dell’azienda sanitaria, non sembrano aver innescato un reale cambiamento.
Le promesse di miglioramento risultano vuote, sostituite da un continuo “tamponamento” delle emergenze, che non affronta la radice del problema: una mancanza cronica di risorse umane e di investimenti mirati al rafforzamento del Dipartimento.
La situazione attuale non solo compromette la qualità dell’assistenza offerta, ma espone anche a rischi per la salute delle donne e dei neonati.
L’esigenza non è quella di rassicurazioni, ma di azioni concrete: politiche di incentivazione per attrarre e trattenere i professionisti, un piano di potenziamento del personale, un impegno a garantire condizioni di lavoro dignitose e sostenibili.
La tutela della salute della comunità non può essere sacrificata sull’altare di tagli e scelte miopi.
È necessario un cambio di paradigma, che ponga al centro la centralità del Dipartimento Donne e Minori e la sua imprescindibile funzione di pilastro per la salute della comunità olbiese.