L’inquietante eco di un omicidio ha scosso la comunità di Portoscusto e riverbera nella Gallura, mentre i carabinieri intensificano le indagini per identificare l’autore del delitto di Marco Pusceddu, stimato soccorritore del 118, spentosi all’età di 50 anni nella sede dell’associazione di soccorso Intervol a Buddusò.
L’evento, avvenuto giovedì notte, non è un mero atto violento, ma un’irruzione brutale nella tranquillità di una realtà locale profondamente radicata nel tessuto sociale.
Le investigazioni, coordinate dalla Procura di Sassari e guidate dalla pm Elisa Succu, si muovono su molteplici fronti.
Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Sassari, in sinergia con la Compagnia di Ozieri, sta procedendo a un’accurata ricostruzione degli eventi, raccogliendo testimonianze di familiari, amici e colleghi della vittima.
L’obiettivo primario è sviscerare il passato di Pusceddu, scandagliando le relazioni personali, gli eventuali conflitti e le dinamiche che potrebbero aver condotto a questo tragico epilogo.
Secondo la ricostruzione preliminare, l’assassino si è presentato a via Pietro Nenni intorno alle 23:00, attirando l’attenzione della vittima con ripetute e sonore chiamate.
La successiva esecuzione, eseguita a distanza ravvicinata con una raffica di colpi di pistola al torace e al collo, ha lasciato a Pusceddu poche possibilità di sopravvivenza.
La premeditazione sembra essere un elemento cruciale, suggerito dall’attesa e dalla precisione dell’azione.
L’aggressore, immortalato a volto scoperto, indossava una felpa con cappuccio, elemento che, pur offrendo un indizio visivo, rende più complessa l’identificazione.
L’allontanamento a piedi solleva la possibilità di un complice in attesa con un veicolo, ampliando il campo delle ricerche e suggerendo un’organizzazione più complessa dietro l’omicidio.
I carabinieri stanno vagliando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, nella speranza di individuare dettagli significativi che possano portare all’identificazione del responsabile o di eventuali suoi complici.
L’analisi forense delle armi utilizzate potrebbe fornire ulteriori indizi, collegandole ad altri episodi criminali o permettendo di risalire al proprietario.
Un aspetto particolarmente enigmatico emerso dalle testimonianze raccolte è un episodio avvenuto alcuni mesi prima, quando Pusceddu era stato ricoverato in ospedale a causa di una profonda ferita alla testa.
In quell’occasione, la vittima aveva attribuito l’infortunio a un incidente domestico, senza sporgere denuncia o provocare l’apertura di un’indagine formale.
La discrepanza tra la gravità della ferita e la spiegazione fornita, unitamente all’assenza di un verbale di denuncia, alimenta il sospetto di un’aggressione non dichiarata, aprendo una nuova linea di indagine per accertare la natura di quell’episodio e la sua possibile connessione con l’omicidio.
La necessità di scandagliare questo evento, separando accuratamente la verità dalla colpevole omissione, si presenta come una priorità assoluta per gli investigatori.