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Cagliari

Omicidio Cinzia Pinna: Convalida del fermo a Tempio

Il tribunale di Tempio Pausania si appresta a presiedere a un atto cruciale nell’inchiesta che ha scosso la comunità sarda: l’udienza di convalida del fermo di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore vitivinicolo quarantunenne di Arzachena accusato dell’omicidio di Cinzia Pinna, la giovane trentatreenne di Castelsardo scomparsa l’11 settembre a Palau e successivamente rinvenuta senza vita all’interno di una tenuta di proprietà dell’imputato.
La dinamica, ancora in fase di ricostruzione accurata, emerge da una confessione resa dall’uomo durante un lungo interrogatorio condotto alla presenza del procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, e della sostituta procuratore Noemi Mancini.

Ragnedda, attualmente detenuto nel carcere di Nuchis, è formalmente accusato di omicidio volontario aggravato dall’utilizzo di un’arma da fuoco, un reato che esclude la possibilità di scarcerazione cautelare.

A questa pesante accusa si aggiunge quella di occultamento di cadavere, un atto volto a depistare le indagini e a ritardare l’identificazione del corpo.

Parallelamente, la posizione di un ventiseienne lombardo, formalmente indagato per lo stesso reato di occultamento, resta oggetto di accertamenti.

I suoi legali, nel ribadire la totale estraneità del loro assistito ai fatti, puntano su una rapida archiviazione del caso.
L’azione investigativa, condotta con rigore da parte dei Carabinieri, si concentra ora sulla ricostruzione meticolosa della sequenza degli eventi che hanno portato alla tragedia.

Gli specialisti del Ris di Cagliari, impegnati in un’approfondita perizia nella residenza di Ragnedda, sita all’interno della tenuta Concaentosa, stanno esaminando ogni elemento utile a chiarire i dettagli del delitto.
La ricerca di oggetti personali della vittima, in particolare del suo telefono cellulare, rimane una priorità per gli inquirenti, nella speranza di recuperare informazioni cruciali per l’indagine.
L’analisi tossicologica ha rivelato la presenza di tracce di cocaina nell’abitazione, circostanza che l’imputato avrebbe ammesso di aver consumato nei giorni precedenti l’omicidio, sollevando interrogativi sul possibile ruolo di sostanze stupefacenti nella dinamica del crimine.

La rilevazione di ingenti quantità di sangue, diligentemente tentate di essere eliminate dall’imputato nel corso dei dodici giorni intercorsi tra l’omicidio e il ritrovamento del corpo, testimonia un tentativo di manipolare le prove e complica ulteriormente la ricostruzione dei fatti.

L’udienza di convalida, pertanto, rappresenta un momento chiave per delineare i contorni della vicenda e per avviare ufficialmente il processo contro Emanuele Ragnedda, segnando l’inizio di una fase processuale che si preannuncia complessa e ricca di implicazioni.

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