Un nuovo tassello, potenzialmente cruciale, emerge nell’intricata vicenda che riguarda l’omicidio di Cinzia Pinna, la giovane donna di Castelsardo strappata alla vita con tre colpi di pistola nella notte tra l’11 e il 12 settembre.
L’indagine, ancora in corso e incentrata sulla figura di Emanuele Ragnedda, imprenditore vitivinicolo di Arzachena, confesso del delitto consumato all’interno della sua proprietà ConcaEntosa, tra Palau e Arzachena, si arricchisce della presenza di Antonella Fois, quarantaduenne residente a Palau e originaria di Ozieri.
La rivelazione del nome di Fois, giunta a seguito di una collaborazione inaspettata, rischia di ridisegnare gli equilibri investigativi e solleva interrogativi significativi sulla sua possibile connessione con l’autore del delitto e sulle dinamiche che hanno preceduto e seguito la tragica scomparsa di Cinzia Pinna.
Rosa Maria Elvo, compagna di Ragnedda e attualmente indagata per favoreggiamento insieme al giovane Luca Franciosi, ha fornito agli inquirenti il nome di Fois, innescando una serie di attività volte a chiarire il suo ruolo nella vicenda.
Un decreto di perquisizione e sequestro, emesso dalla Procura di Tempio Pausania, ha permesso ai Carabinieri di Palau di acquisire il telefono cellulare di Antonella Fois.
L’obiettivo è quello di recuperare materiale fotografico e video che possano ritrarre Emanuele Ragnedda, sia nella sera dell’11 settembre, data del delitto, sia nei giorni immediatamente successivi.
L’analisi di questi dati potrebbe fornire indizi preziosi per ricostruire gli eventi e stabilire se Fois fosse presente nella tenuta ConcaEntosa o avesse avuto contatti con Ragnedda durante quel periodo.
Rosa Maria Elvo, assistita dall’avvocato Francesco Furnari, ha sin da subito espresso la sua estraneità alla vicenda, dichiarando di essere completamente all’oscuro delle intenzioni del compagno.
La collaborazione con la Procura gallurese ha portato alla luce un dettaglio inquietante: nei giorni successivi alla scomparsa di Cinzia Pinna, Antonella Fois avrebbe manifestato interesse a ottenere informazioni sulla sua sorte, rivolgendosi direttamente a Nicolina Giagheddu, madre di Emanuele Ragnedda.
Questo comportamento, percepito come anomalo, avrebbe insospettito Elvo.
Inoltre, secondo quanto riferito dall’avvocato Furnari, Rosa Maria Elvo è a conoscenza del fatto che Antonella Fois avrebbe ricevuto chiamate telefoniche da Emanuele Ragnedda nelle ore successive all’omicidio.
Questo contatto, apparentemente casuale, potrebbe aver avuto lo scopo di coinvolgere la donna nelle dinamiche successive al delitto, o forse di ottenere da lei informazioni utili per depistare le indagini.
La figura di Antonella Fois, quindi, si configura come un elemento nuovo e potenzialmente determinante nell’indagine.
La sua posizione, il suo possibile coinvolgimento e le sue motivazioni richiedono un approfondimento attento e metodico per fare luce sulla verità e attribuire le responsabilità di fronte a una perdita così dolorosa.
L’attenzione si concentra ora sulla sua testimonianza e sull’analisi del materiale sequestrato, nella speranza di ricostruire un quadro più completo e definitivo di questa complessa vicenda.







