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mercoledì 12 Novembre 2025

Operai Sanitari in Piazza: Due Anni di Precarietà e un Grido di Speranza

La piazza risuona di voci e simboli di speranza, un coro incessante che esige risposte concrete.

Operatori socio-sanitari, ottantuno in tutto, riversati in strada per la stabilizzazione, un diritto negato che si protrae da due anni, nonostante le rassicurazioni formali provenienti dalle istituzioni.
La manifestazione, iniziata davanti all’Assessorato alla Sanità, ha attraversato via Roma, interrompendo il traffico con un grido unanime: “Stabilizzazione, stabilizzazione!”.

Luciano Ghiani, esponente dell’USB Pubblico Impiego, sottolinea l’urgenza della situazione.
La precarietà dilaga in diverse realtà sanitarie: Brotzu, il Policlinico, l’ASL 8, il Medio Campidano e l’ASL di Oristano sono al centro di una spirale di incertezza che impatta direttamente sulla qualità dell’assistenza e sulla dignità professionale di questi lavoratori.

Il nodo cruciale risiede nella gestione delle graduatorie.
Esistono liste, alcune ancora valide, che attendono lo scorrimento per assegnare un posto a circa 50-60 operatori.

Accanto a questi, un’altra ventina di persone, non incluse in alcuna graduatoria, si trovano nell’attesa di una nuova elaborazione che ne determini l’accesso a un percorso di stabilizzazione.

Questi ultimi, peraltro, maturano i requisiti necessari proprio durante l’emergenza COVID-19, un periodo in cui la loro dedizione e professionalità sono state fondamentali.
La protesta è alimentata dalla frustrazione di vedere promesse non mantenute e una mancanza di volontà politica reale per affrontare il problema alla radice.

Mentre alcune aziende, come l’ASL 8 di Cagliari, hanno dimostrato la possibilità di trovare soluzioni rielaborando il fabbisogno del personale, una ventina di operatori restano bloccati in attesa di una graduatoria che dovrebbe essere finalizzata entro il 31 dicembre 2025.
L’inerzia attuale rischia di compromettere non solo il futuro di questi lavoratori, ma anche l’efficienza e la sostenibilità del sistema sanitario.
Il ricorso massiccio al lavoro precario e interinale, pur essendo riconosciuto come insufficiente, rimane la prassi consolidata.

L’introduzione di “cantieri occupazionali”, con contratti a termine di otto mesi, si rivela un palliativo, un’illusione di superamento della precarietà che non si traduce in un percorso stabile e duraturo.

La stabilizzazione non è solo un diritto individuale, ma un investimento strategico per garantire una sanità di qualità, basata sulla professionalità e sulla continuità del personale, un pilastro fondamentale per il benessere della comunità.

La battaglia prosegue, alimentata dalla speranza di un cambiamento concreto e definitivo.

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