In un episodio di escalation intimidatoria all’interno di una comunità di accoglienza oristanese, due minori stranieri sono stati fermati dai Carabinieri con l’accusa di tentata estorsione e minacce reiterate.
La vicenda, che solleva interrogativi complessi sulla gestione di strutture dedicate all’accoglienza di ragazzi vulnerabili e sui meccanismi di pressione che possono emergere in tali contesti, ha visto le operatrici della struttura oggetto di un’insidiosa campagna di coercizione.
Secondo quanto ricostruito, i due minorenni, ospiti della comunità, avrebbero inizialmente formulato una richiesta di denaro, adducendo la perdita di un paio di scarpe come giustificazione.
La richiesta, inizialmente presentata in maniera apparentemente innocua, si è rapidamente trasformata in una serie di intimidazioni mirate a estorcere alle operatrici la somma di 150 euro.
La progressione delle minacce, inizialmente veicolate tramite messaggi di natura virtuale, ha assunto una gravità crescente.
I due ragazzi avrebbero esplicitamente minacciato aggressioni fisiche nei confronti del personale, con la promessa di atti vandalici all’interno della struttura e, soprattutto, con l’intento di innescare una sommossa generalizzata tra gli altri ospiti, alimentando un clima di paura e instabilità.
La transizione dalle minacce verbali a comportamenti concreti è stata interrotta dall’intervento dei Carabinieri, i quali hanno sorpreso i due minorenni mentre si avvicinavano a una delle operatrici con atteggiamenti intimidatori, confermando la gravità delle intenzioni.
L’azione dei militari ha permesso di evitare un’escalation ulteriore e di assicurare i responsabili alla giustizia.
Attualmente, i due minorenni sono stati trattenuti in un istituto penale minorile, in attesa dei provvedimenti successivi da parte dell’autorità giudiziaria.
Questo episodio pone l’attenzione sulla necessità di rafforzare i protocolli di sicurezza all’interno delle strutture di accoglienza, promuovendo al contempo un approccio educativo e di supporto che miri a prevenire comportamenti devianti e a favorire l’integrazione dei minori, affrontando le cause profonde di disagio e marginalità che possono spingere a forme di pressione e coercizione.
L’episodio impone una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni e della società civile nella tutela del personale che opera in prima linea nell’assistenza a soggetti vulnerabili e nella promozione di un ambiente sicuro e sereno per tutti.








