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giovedì 23 Ottobre 2025

Ozieri, processo 8 per mille: nuove rivelazioni e nodi legali

Il processo relativo alle presunte irregolarità nella gestione dei fondi dell’8 per mille e delle risorse vaticane destinati alla Diocesi di Ozieri e alla Caritas diocesana ha visto oggi una nuova tornata di audizioni nel Tribunale di Sassari.
Al centro dell’attenzione, i complessi intrecci finanziari che coinvolgono figure di spicco come Tonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, il vescovo Corrado Melis, e una rete di altre sette persone, imputate per accuse che spaziano dalla peculato al riciclaggio, passando per false testimonianze e favoreggiamento.

L’inchiesta, che ha portato alla luce presunte deviazioni di oltre due milioni di euro, ha sollevato interrogativi profondi sui controlli interni, sulla trasparenza nella gestione delle risorse ecclesiastiche e sui rapporti di potere all’interno della Chiesa.
Le testimonianze del tenente colonnello della Guardia di Finanza, Pasquale Pellecchia, e del luogotenente Marco Casu, hanno offerto una ricostruzione dettagliata delle indagini condotte a partire dal 2022.

Pellecchia, precedentemente comandante del Nucleo di polizia economica finanziaria di Oristano, ha ripercorso le tappe fondamentali dell’inchiesta, evidenziando anche il contenuto di una nota riservata redatta dall’ex vescovo Sergio Pintor.

Questa documentazione, particolarmente rilevante, denunciava un’interferenza significativa da parte dei cardinali Bertone e Becciu nelle attività gestionali della Diocesi di Ozieri e della Caritas, sollevando interrogativi sulla natura e l’estensione di tale coinvolgimento.
Luogotenente Casu ha invece approfondito l’analisi dei movimenti finanziari, concentrandosi sui conti correnti di proprietà della Diocesi, della Caritas e della cooperativa Spes.
Un elemento chiave emerso è l’esistenza di un conto intestato alla Diocesi, ma utilizzato dalla Caritas e gestito con firma di Tonino Becciu, generando interrogativi sulla sua effettiva titolarità e sulle operazioni effettuate.

L’attenzione si è focalizzata sulla tracciabilità dei fondi, nella speranza di ricostruire il percorso che questi hanno seguito e di accertare eventuali usi impropri o destinazioni non autorizzate.

La difesa degli imputati ha sollevato obiezioni alla validità delle prove presentate, basandosi sulle complesse normative che regolano i rapporti tra lo Stato italiano e la Santa Sede.
Si contesta, in sostanza, la possibilità di ammettere in giudizio documenti o informazioni ottenute in contesti ecclesiastici, ponendo la questione della sovranità pontificia e della sua implicazione nel processo legale.
La discussione si preannuncia intricata e potrebbe avere un impatto significativo sull’andamento del processo stesso.
La prossima udienza, fissata per il 26 novembre, vedrà l’audizione di ulteriori testimoni, mentre il processo continua a svelare una vicenda complessa e delicata, che coinvolge questioni di fede, denaro e potere.
L’inchiesta non solo interroga i singoli imputati, ma pone anche interrogativi più ampi sulla governance e sulla responsabilità nella gestione delle risorse ecclesiastiche.

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