La protesta a Cagliari, animata da un profondo sentimento di solidarietà verso Gaza, si è articolata in due distinte e convergenti fazioni, generando una complessa dinamica di confronto con le autorità.
La manifestazione, inizialmente pacifica, ha subito un’escalation con l’azione di un gruppo di partecipanti che ha tentato di accedere ai binari della stazione di Santa Gilla, un gesto simbolico volto a interrompere, per quanto brevemente, un elemento cruciale della rete di trasporti.
La tensione è palpabile.
Le forze dell’ordine, schierate in assetto di protezione civile e con equipaggiamento antisommossa, hanno prontamente intercettato l’avanzata, cercando di prevenire un’ulteriore escalation del confronto.
Nonostante la resistenza, un numero significativo di manifestanti è riuscito a superare il cordone di sicurezza, occupando fisicamente i binari ferroviari.
Questa azione, pur non causando disagi immediati alla circolazione – assente al momento del tentativo – testimonia l’intensità dell’impegno e la determinazione a far sentire la propria voce.
Precedentemente, un tentativo simile aveva mirato alla stazione centrale, ma senza successo, grazie alla sua temporanea inattività.
La scelta di mirare a infrastrutture di trasporto cruciali suggerisce una volontà di interrompere, seppur temporaneamente, i normali flussi di attività, in un’azione di protesta che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a esercitare pressione politica.
Parallelamente, un’altra sezione del corteo ha scelto di bloccare la strada provinciale 195, all’altezza del ponte della Scafa, un nodo viario strategico per l’accesso a Cagliari.
Questa azione ha comportato la chiusura temporanea della strada, creando disagi alla circolazione e richiedendo l’intervento delle forze dell’ordine per deviare il traffico su percorsi alternativi, in direzione di via San Paolo.
L’azione mirava a massimizzare la visibilità della protesta, interrompendo un’arteria importante e costringendo alla consapevolezza della situazione di Gaza.
La complessità dell’evento riflette la profonda frustrazione e l’urgenza di un cambiamento percepita dai manifestanti, evidenziando una rottura con le tradizionali forme di protesta e un desiderio di azione diretta per attirare l’attenzione sulla crisi umanitaria in corso.
L’assenza di feriti, per fortuna, testimonia anche un certo livello di autocontrollo da parte di entrambe le parti, sebbene la situazione rimanga delicata e potenzialmente volatile.







