Riorganizzare l’Assistenza Sanitaria in Sardegna: Un Nuovo Modello IntegratoLa sanità sarda si appresta a intraprendere un percorso di profonda trasformazione, delineato da un protocollo d’intesa tra la Regione Sardegna e le principali organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL).
Questo accordo, più che una semplice convenzione, rappresenta l’avvio di un piano strategico volto a rispondere a criticità strutturali che affliggono il sistema sanitario regionale, con particolare attenzione alla riduzione delle liste d’attesa, al potenziamento dell’assistenza territoriale e alla valorizzazione del capitale umano.
Il protocollo d’intesa si articola in una pluralità di azioni, che mirano a superare le attuali carenze di personale medico, infermieristico e socio-assistenziale.
Un elemento cruciale è l’incremento qualitativo e quantitativo delle risorse umane, affiancato da un’urgente riorganizzazione dei servizi territoriali, per decongestionare gli ospedali e garantire una presa in carico più efficace del paziente.
Si pone l’obiettivo di rafforzare la medicina d’urgenza, spesso messa a dura prova dalla concentrazione di richieste e dalla carenza di personale specializzato.
La gestione delle liste d’attesa assume un ruolo centrale in questa nuova visione.
L’iniziativa di attivazione di Centri di Accoglienza e Servizi (CAS) per pazienti oncologici in tutte le strutture sanitarie rappresenta un passo significativo per garantire un accesso tempestivo a cure specialistiche.
L’introduzione del modello “chi prescrive, prenota” per i follow-up oncologici, in cui l’oncologo stesso gestisce la prescrizione degli esami successivi, promette di ridurre significativamente le attese in questo comparto, con una previsione di abbattimento tra il 25 e il 30%.
Un problema di dimensioni rilevanti è rappresentato dalle mancate presentazioni agli appuntamenti prenotati.
La denuncia della Governatrice Todde, che evidenziava un numero di 100.000 mancati accessi e che si attesta attualmente a 42.000 nei primi mesi del 2025, sottolinea l’urgenza di un ripensamento del processo di prenotazione e di un rafforzamento della comunicazione con i pazienti.
Si auspica l’attivazione di un nuovo processo che integri la responsabilizzazione del paziente, la semplificazione delle procedure e una maggiore attenzione alla prevenzione delle mancate presentazioni.
Un ulteriore tassello di questa strategia integrata è rappresentato dalla sperimentazione di modelli innovativi di assistenza, come l’impiego di infermieri di comunità, che operano a Sorgono con l’obiettivo di limitare l’accesso inappropriato ai pronto soccorso.
Questa iniziativa dimostra l’impegno della Regione verso una medicina più proattiva e orientata alla prevenzione, capace di intercettare i bisogni del territorio e di offrire risposte personalizzate.
L’accordo sindacale è percepito come un punto di partenza, una “tavola rasa” per definire un metodo di lavoro condiviso e per avviare un percorso di miglioramento continuo della sanità sarda.
Le organizzazioni sindacali esprimono un forte senso di responsabilità e sottolineano l’urgenza di trovare soluzioni concrete, consci che il tempo a disposizione è limitato.
Tra le priorità, emerge la necessità di rivedere l’accordo Stato-Regione del 2005, che impone alla Sardegna di finanziare la sanità con risorse regionali, un onere finanziario che risulterebbe insostenibile nel lungo periodo.
In sintesi, il nuovo approccio alla sanità sarda non si limita a una serie di interventi isolati, ma si configura come un progetto organico e integrato, volto a superare le criticità strutturali, a valorizzare il capitale umano, a rafforzare l’assistenza territoriale e a garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti i cittadini sardi.
Il successo di questa iniziativa dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti – istituzioni, professionisti sanitari e rappresentanze sindacali – di lavorare in sinergia e di adottare un approccio condiviso e orientato al risultato.