Sardegna, allarme femminicidi: 29 vittime in 7 anni.

Il 2025 segna un macabro record per la Sardegna: un femminicidio, la tragica perdita di Cinzia Pinna, si aggiunge a un quadro allarmante.
Questa singola vita spezzata si inserisce in una spirale di violenza che, negli ultimi sette anni, ha portato via 29 donne, vittime di aggressioni perpetrate prevalentemente da partner o ex.

Il 2024 aveva registrato sei omicidi, mentre l’anno precedente due, evidenziando un’escalation preoccupante che impone una riflessione urgente e un potenziamento delle misure di prevenzione e protezione.

La violenza di genere, tuttavia, si manifesta in molteplici forme, ben oltre l’atroce gesto finale.

Molestie, stalking, prevaricazione psicologica: un ventaglio di comportamenti che minano la dignità e la sicurezza delle donne.
In questo contesto, la risposta della Sardegna si articola in una rete complessa e in evoluzione, un ecosistema di risorse e competenze che mira a offrire supporto concreto alle vittime e a contrastare le cause profonde della violenza.

Un elemento chiave è rappresentato dal protocollo di intesa del progetto SOStenere in Rete, una delibera regionale del luglio 2024 che coordina le azioni di oltre cento enti pubblici e privati.

Tribunali, forze dell’ordine, centri antiviolenza, ordini degli avvocati: un fronte unito per definire ruoli, responsabilità e percorsi di protezione.

Il sistema mira a creare un perimetro di tutela efficace, basato sulla collaborazione e sulla condivisione di informazioni.
La Sardegna si distingue per l’impegno concreto nel contrasto alla violenza.
L’esistenza di dodici Centri Antiviolenza (CAV) sul territorio, una densità superiore alla media nazionale, testimonia questa volontà.

Iniziative ad hoc supportano donne e figli, con particolare attenzione ai minori.

Fin dal 2007, la Regione stanzia annualmente sei milioni di euro – due milioni provenienti dallo Stato – per il funzionamento dei centri, il reddito di libertà, la prevenzione e la comunicazione.

Un ulteriore investimento, pari a quattro milioni di euro finanziati dal FESR, è stato destinato alla realizzazione di case rifugio, luoghi sicuri per donne in fuga da situazioni di pericolo.
Il numero di centri per 10.000 donne in Sardegna (0,15) riflette un impegno tangibile, che si estende anche alla gestione del numero anti-violenza nazionale 1522, attivo 24 ore su 24.

Oltre ai CAV, la Regione ha istituito il Reddito di Libertà, una misura innovativa introdotta nel 2018, rivolta a donne vittime di violenza domestica e in condizioni di povertà.
Questo sostegno economico, legato a un progetto personalizzato della durata di 12-36 mesi, mira all’autonomia, coprendo spese legali, formazione, inserimento lavorativo e supporto abitativo.
Un’attenzione particolare è rivolta agli orfani speciali, figli di donne vittime di crimini domestici, spesso trascurati e affetti da gravi conseguenze psicologiche.
Il progetto Respiro, lanciato nel 2023, offre presa in carico immediata, supporto alle famiglie affidatarie e strumenti di resilienza.

La recente estensione della tutela fino ai 26 anni, con risorse dedicate e formazione specifica per le forze dell’ordine, rappresenta un passo avanti cruciale per garantire il benessere e la protezione di questi bambini e ragazzi.
Il futuro, per loro, deve essere un orizzonte di sicurezza e speranza, costruito su una solida base di prevenzione e supporto.

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