L’epidemia di Dermatite Nodulare Contagiosa (LSD) si estende in Sardegna, con il numero di focolai confermati che sale a 26, segnando una drammatica rottura dello status di Paese esente dalla malattia.
Questa emergenza zoosanitaria, originaria dell’Africa meridionale e progressivamente diffusa in Medio Oriente, Asia ed Europa orientale, ha colpito l’Italia, precedentemente immune, con una rapidità allarmante, introducendo complessità significative per il settore zootecnico nazionale.
Il primo caso italiano, rilevato il 21 giugno nella provincia di Nuoro, è stato seguito da un focolaio estinto rapidamente in Lombardia attraverso l’abbattimento selettivo del bestiame coinvolto.
La LSD, un morbo virale ad alta contagiosità, rappresenta una sfida complessa, non solo per le sue caratteristiche di trasmissione rapida tra i bovini, ma anche per le sue conseguenze devastanti sulla produzione primaria.
La malattia incide negativamente sulla quantità e qualità del latte prodotto, induce aborti spontanei e compromette la salubrità della carne e delle pelli, con impatti economici diretti e tangibili per gli allevatori.
Il danno non si limita alla perdita di bestiame e alla diminuzione delle rese, ma si estende a una potenziale perdita di fiducia dei consumatori e a ripercussioni sul commercio internazionale.
La risposta all’emergenza è guidata dalla Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS), con un ruolo cruciale svolto dall’IZS della Sardegna e dall’IZS di Teramo, quest’ultimo centro di riferimento nazionale per le malattie esotiche degli animali (CESME).
La strategia iniziale si è concentrata sul contenimento immediato del virus, con l’implementazione di misure di biosicurezza rafforzate, tracciamento accurato degli animali a rischio e definizione, in collaborazione con le autorità regionali, il Ministero della Salute e il Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria (COVEPI), di un piano d’azione coordinato.
La vaccinazione del bestiame rappresenta una priorità assoluta.
L’intervento vaccinale, tempestivo ed esteso, si configura come la principale linea di difesa per mitigare la diffusione del virus e ridurre l’impatto economico sulla filiera zootecnica.
Tuttavia, l’efficacia di tale intervento dipende in modo critico dalla collaborazione attiva e responsabile degli allevatori, i quali sono chiamati a garantire l’implementazione delle misure preventive e a segnalare prontamente qualsiasi segnale di malattia.
L’emergenza LSD evidenzia, inoltre, la vulnerabilità del sistema sanitario veterinario di fronte a patogeni emergenti, sottolineando la necessità di investimenti continui in ricerca, sorveglianza epidemiologica e infrastrutture per la diagnosi precoce e la risposta rapida alle minacce.
La Rete degli IZS, con le sue competenze specialistiche, la capacità di analisi di laboratorio e la rete di competenze professionali, si conferma un asset strategico per la tutela della salute pubblica e la sicurezza alimentare, non solo a livello nazionale, ma anche in un contesto globale caratterizzato da crescenti rischi sanitari transfrontalieri.
Il successo nella gestione di questa crisi zoosanitaria dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare in sinergia, condividendo informazioni e adottando misure coordinate, nel rispetto delle normative europee e degli standard internazionali.