Il complesso procedimento giudiziario che ha coinvolto numerosi appartenenti alle Fiamme Gialle sarde, inizialmente avvolto dall’ombra di un’ipotetica associazione a delinquere, si è concluso a Cagliari con un quadro accusatorio significativamente ridimensionato.
L’inchiesta, scaturita da presunte attività di dossieraggio e minacce, anche tramite missive anonime contenenti proiettili, rivolte ai vertici del Corpo, ha visto una progressiva erosione delle accuse più gravi, evidenziando le difficoltà probatorie nel sostenere un’organizzazione criminale strutturata.
Il nodo cruciale del processo, che ha visto il coinvolgimento di figure civili e militari, è stato la caduta dell’ipotesi di associazione a delinquere, sia nel rito abbreviato che nell’udienza preliminare.
Questa decisione, presa dal pubblico ministero Andrea Vacca dopo la fase di richiesta di rinvio a giudizio, riflette una rivalutazione delle prove raccolte e una presa di coscienza delle difficoltà a dimostrare la sussistenza di un disegno criminale unitario e premeditato.
Le condanne emesse sono risultate di entità relativamente contenuta: un anno per Furio Casini, imputato civile, per calunnia e offesa alla reputazione, e sei mesi per il colonnello Andrea Taurasi per falso.
Valerio De Giorgi, ex consigliere regionale, e Antonio Guerrieri, all’epoca assessore di Assemini, sono stati assolti con formula piena, segnando un punto a favore della loro difesa.
Enrico Raimondi è stato prosciolto in sede di udienza preliminare, mentre Michele Sandokan Ottodosso e Daniel Vacca, inizialmente rinviati a giudizio, sono stati prosciolti dall’accusa di associazione a delinquere, pur rimanendo sotto accusa per altre fattispecie.
Il percorso processuale è stato costellato di patteggiamenti.
Sergio Cavoli, finanziere, ha ottenuto una pena a 2 anni con sospensione, mentre Marco Sireus, dipendente civile coinvolto in circostanze estranee alla presunta cospirazione militare, è stato condannato a due mesi.
Il luogotenente delle Fiamme Gialle Davide Giacalone era già stato assolto in precedenza.
L’esito del procedimento, con la quasi totale smentita dell’ipotesi originaria di associazione a delinquere e la riduzione delle accuse, solleva interrogativi sulla reale portata delle dinamiche interne al corpo delle Fiamme Gialle e sulla complessità di ricostruire le motivazioni alla base delle azioni contestate agli imputati, delineando un quadro di rivalità, incomprensioni e forse anche di comportamenti scorretti, ma non necessariamente organizzati in una struttura criminale.
La vicenda, pur con le sue attenuazioni, lascia emergere la fragilità di alcune dinamiche istituzionali e la necessità di rafforzare i controlli e la trasparenza all’interno delle forze dell’ordine.