giovedì 31 Luglio 2025
27 C
Cagliari

Sardegna in fiamme: l’arte scolpita sulla sabbia grida dolore.

Un’inquietante metamorfosi scolpita nella sabbia di Platamona, sulla costa sassarese: un altorilievo monumentale, opera del talentuoso Nicola Urru, che si erge come un lamento silenzioso per la Sardegna dilaniata dagli incendi.
Lungi dall’essere una semplice rappresentazione artistica, l’opera è un’evocazione potente, un’allegoria struggente di una terra ferita nel profondo.

La Sardegna si materializza come una figura materna, una vecchia stanca e provata dagli anni, appesa con dignità a un palo, il corpo avvolto dalle fiamme che lambiscono il simbolo dei Quattro Mori, l’emblema araldico dell’isola, consumato anch’esso dal fuoco.

Questi giorni di conflagrazione non rappresentano un evento isolato, ma la drammatica culminazione di un processo insidioso che corrode l’essenza stessa dell’isola.
Non si tratta solo di alberi abbattuti o di campi devastati; è un patrimonio culturale, storico e identitario che va in frantumi.
La Sardegna non è una geografia neutra, un’entità geografica, ma un organismo vivente, custode di millenni di civiltà nuragica, fenicia, romana, aragonese e spagnola, un palinsesto di memorie scolpite nel granito, nel vento e nelle tradizioni ancestrali.

Ogni albero bruciato, ogni sterpo ridotto in cenere, è una pagina strappata da questo libro di pietra, un frammento della storia perduto per sempre.
L’incendio è una ferita aperta che denuncia una profonda crisi non solo ambientale, ma anche morale e sociale.
Chi appicca questi roghi non agisce solo in nome di un atto criminale, ma di una violenza insopportabile contro un popolo e la sua identità.
È un attacco diretto all’anima sarda, un tentativo di cancellare l’eredità di generazioni che hanno plasmato e custodito questa terra con amore e dedizione.

La rabbia e il dolore che si levano dal cuore di chi contempla la distruzione sono espressione di un legame profondo, quasi simbiotico, con la propria terra.
L’altorilievo effimero, destinato a essere spazzato via dalle onde, diventa così un monito urgente, un appello alla responsabilità e alla resilienza.

La distruzione può essere temporanea, ma la memoria delle ferite rimane.
È necessario trasformare la desolazione in un catalizzatore di cambiamento, una scintilla che accenda una nuova consapevolezza collettiva.

La Sardegna è un dono prezioso, un’eredità fragile che va protetta con cura e determinazione, non solo per le generazioni presenti, ma per quelle future.
È imperativo riscoprire il valore intrinseco della terra, promuovere pratiche sostenibili, rafforzare la collaborazione tra istituzioni e comunità locali, e soprattutto, coltivare un senso di appartenenza e di responsabilità condivisa.
Solo così sarà possibile spegnere le fiamme della distruzione e accendere una nuova speranza per il futuro della Sardegna.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -