Nel panorama giudiziario sassarese, si è conclusa una complessa giornata processuale relativa al caso di Nicola Pasquarelli, il pensionato di 78 anni trovato senza vita nelle campagne di Piandanna, alle porte di Sassari, in circostanze drammatiche caratterizzate da un incendio che ha distrutto i resti del corpo.
Il caso, che ha scosso profondamente la comunità locale, vede Antonio Luigi Fiori, 50enne residente a Sassari, imputato per omicidio volontario aggravato.
Il processo d’appello, apertosi a Sassari, rappresenta un punto di svolta dopo la decisione in primo grado del Tribunale, che aveva assolto Fiori con formula piena, una decisione che la Procura ha contestato con un ricorso che ha portato all’attuale fase processuale.
La Procura, nel ribadire la propria posizione, ha mantenuto ferma la richiesta di condanna a vent’anni di reclusione per Fiori, sostenendo che le prove raccolte indichino inequivocabilmente la sua responsabilità nell’omicidio di Pasquarelli.
Questa richiesta si fonda su un’analisi approfondita degli elementi investigativi, che includono ricostruzioni della scena del crimine, perizie medico-legali e testimonianze considerate cruciali per l’accertamento della verità.
Alla richiesta di pena severa si sono uniti gli avvocati che rappresentano i familiari di Nicola Pasquarelli, in qualità di parte civile: Michele Galia, Vittorio Delogu e Gianni Emilio Censori.
La loro presenza in aula sottolinea la volontà di ottenere giustizia per la vittima e di ottenere un risarcimento per il danno subito.
La difesa di Antonio Luigi Fiori, affidata all’avvocato Marco Palmieri, ha invece focalizzato la propria strategia sulla richiesta di assoluzione del proprio assistito, contestando la validità delle prove presentate dall’accusa e sollevando dubbi circa la responsabilità di Fiori.
L’avvocato difensore ha argomentato a favore dell’innocenza del suo cliente, mettendo in discussione la solidità delle prove addotte e proponendo interpretazioni alternative degli eventi.
La Corte d’Appello, presieduta da Salvatore Marinaro e con la partecipazione di Maura Nardin, ha gestito con attenzione la complessità della vicenda, concedendo alle parti la possibilità di presentare le proprie argomentazioni e di replicare alle accuse mosse.
Il lungo termine fissato per l’udienza successiva, il 2 febbraio 2026, riflette la natura articolata del caso e la necessità di un’approfondita valutazione di tutti gli elementi a disposizione.
Questo intervallo temporale permetterà alle parti di preparare adeguatamente le repliche e di contribuire a una sentenza ponderata, in grado di fare luce sulla verità e di garantire il rispetto dei principi fondamentali del diritto.
La decisione finale si preannuncia cruciale per la ricostruzione della dinamica delittuosa e per la ricerca della giustizia in un caso che ha profondamente segnato la collettività sassarese.







