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venerdì 7 Novembre 2025

Sassari, Caniga: Mobilitazione contro l’allevamento intensivo.

A Sassari, la crescente inquietudine popolare si traduce in una mobilitazione sempre più ampia contro l’insediamento di un allevamento intensivo di suini nella borgata di Caniga, un’area residenziale che si trova ad affrontare una sfida cruciale per la sua qualità di vita e la sostenibilità ambientale.

L’impianto, capace di ospitare inizialmente 2.500 capi con prospettive di espansione fino a 6.000, solleva preoccupazioni profonde legate alla prossimità con le abitazioni, a soli 50 metri di distanza, e all’impatto potenziale sulla salute pubblica e sull’ecosistema locale.

La protesta, che ha già visto manifestazioni pubbliche, si prepara ad un nuovo atto di forte richiamo domenica 9 novembre, in piazza d’Italia, con il sostegno attivo di LAV (Lega Italiana per la Protezione degli Animali) e dell’associazione ambientalista Grig.

Queste organizzazioni denunciano un modello di allevamento industriale che sacrifica il benessere animale e l’integrità ambientale sull’altare di un’efficienza produttiva discutibile.
L’azienda, parte della filiera “Il Grugno”, incarna una logica di intensificazione che prevede l’imprigionamento degli animali in strutture chiuse, la forzata accelerazione della crescita e l’assenza totale di contatto con l’ambiente naturale, generando un’enorme concentrazione di rifiuti e emissioni nocive.

Le conseguenze ambientali sono di vasta portata.

Gli allevamenti intensivi rappresentano una fonte significativa di inquinamento atmosferico, rilasciando ammoniaca, metano – un potente gas serra – polveri sottili, bioaerosol e altri composti organici volatili che compromettono la qualità dell’aria respirata e aggravano le condizioni di salute di fasce vulnerabili della popolazione, come anziani, bambini e individui affetti da patologie respiratorie preesistenti.

La gestione dei reflui, un altro aspetto critico, contribuisce all’inquinamento delle acque sotterranee, aumentando i livelli di nitrati e ammoniaca nelle falde acquifere.
Questa contaminazione rappresenta una minaccia diretta per le comunità locali che dipendono dai pozzi privati per l’approvvigionamento idrico potabile e per l’irrigazione dei campi.

La crescente mobilitazione cittadina rivendica trasparenza e responsabilità da parte delle autorità competenti.

Si richiedono l’immediata pubblicazione di tutti gli atti relativi all’autorizzazione dell’impianto, comprese le valutazioni ambientali e sanitarie, al fine di garantire un’analisi completa e accessibile ai cittadini.
Si esorta inoltre alla sospensione cautelativa dell’attività produttiva, in attesa di verifiche indipendenti e approfondite.
Infine, si sollecita un intervento ufficiale e proattivo da parte del sindaco e della giunta comunale, attraverso un incontro pubblico, una chiara presa di posizione politica e controlli rigorosi e trasparenti, per tutelare la salute e il benessere della comunità di Caniga e dell’intera area circostante.
L’obiettivo è promuovere un modello di sviluppo agricolo più sostenibile, che concili l’efficienza produttiva con la salvaguardia dell’ambiente e del benessere animale.

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