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sabato 25 Ottobre 2025

SOS operatori socio-sanitari: protesta, paura e richieste di riconoscimento.

La protesta degli operatori socio-sanitari, ormai radicata sotto le finestre del Consiglio regionale, assume contorni sempre più drammatici, incarnando una profonda crisi di sistema e una latente emergenza sociale.
Il presidio, nato dalla disperata richiesta di stabilizzazione lavorativa, si è trasformato in un accampamento di sopravvivenza, un’immagine potente e sconcertante che dovrebbe smuovere le coscienze politiche.

La notte trascorsa ha evidenziato non solo la precaria condizione di sicurezza degli operatori, ma anche una lacerante frattura culturale.

L’episodio, descritto con angoscia dai manifestanti, in cui un gruppo di turisti stranieri avrebbe disturbato e spaventato le lavoratrici durante il sonno, solleva interrogativi complessi sull’empatia, la comprensione e il rispetto verso chi si dedica all’assistenza dei più vulnerabili.
L’assenza di contatto fisico, la paura che ha attanagliato le operatrici, amplificano il senso di isolamento e di abbandono.

Il silenzio delle istituzioni, denunciato con amarezza nella nota diffusa, non è solo un vuoto comunicativo, ma una vera e propria negazione della dignità di chi, in prima linea durante la pandemia, ha incarnato il senso di solidarietà nazionale.
Ricordano con rabbia le promesse di riconoscimento e di sostegno, parole al vento che hanno lasciato un retrogusto amaro di tradimento.

L’esperienza del Covid, vissuta con coraggio e sacrificio, si è trasformata in un’amara beffa, un paradosso che mette a nudo le contraddizioni del nostro welfare state.

La stabilizzazione non è solo una questione economica, ma un imperativo etico.
Gli operatori socio-sanitari sono i pilastri del sistema di assistenza, i garanti dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini.
La loro precarietà mette a rischio l’intero sistema, compromettendo la continuità delle cure e la qualità del servizio offerto.

Consapevoli della fragilità della loro voce, gli operatori hanno lanciato una raccolta firme, un gesto simbolico per trasformare la protesta individuale in una rivendicazione collettiva, un coro potente che sappia raggiungere i corridoi del potere.
L’obiettivo è chiaro: non si può più ignorare la loro esistenza, le loro sofferenze, il loro contributo fondamentale alla società.
Il presidio, pur nella sua precarietà, rappresenta un monito urgente, un campanello d’allarme che non può rimanere inascoltato.
Il futuro dell’assistenza sanitaria nazionale è nelle loro mani, e il silenzio politico rischia di condannare l’intero sistema a un collasso inesorabile.

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