La recente presa in carico da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale di ingenti quantità di sabbia, ciottoli e conchiglie sequestrate nel porto di Isola Bianca e all’aeroporto Olbia Costa Smeralda, segna un episodio emblematico di un’emergenza ambientale in Sardegna, un fenomeno che riflette una crescente consapevolezza della fragilità del patrimonio litoraneo dell’isola.
La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane, attraverso attività di controllo sempre più stringenti, hanno portato alla luce un traffico illecito di risorse naturali, con un accumulo di oltre 900 chilogrammi di reperti prelevati dalle spiagge sarde in un arco temporale di cinque anni (2020-2025), generando complessivamente 198 verbali e un incasso regionale di 110.000 euro.
Questi sequestri, che preludono al riposizionamento dei materiali confiscati nelle rispettive spiagge di origine, non sono semplicemente un’azione repressiva, ma l’applicazione concreta di una legislazione regionale volta a salvaguardare il turismo sostenibile e a tutelare l’ambiente, in particolare gli ecosistemi marini e costieri.
La legge regionale in materia di turismo, concepita come strumento di sviluppo socio-economico, attribuisce alla Regione un ruolo proattivo nella protezione del territorio, introducendo sanzioni pecuniarie, variabili tra 500 e 3.000 euro, per chiunque asporti, detenga o commercializzi materiali provenienti dal litorale e dal mare.
Tuttavia, l’entità del problema è ben più complessa di quanto possa suggerire la semplice quantificazione dei sequestri.
Recenti studi pubblicati su riviste scientifiche di rilievo come *Conservation Science and Practice*, basati su analisi accurate del comportamento dei visitatori, hanno svelato un quadro allarmante.
Contrariamente all’immagine di semplici souvenir spiaggiati, i turisti spesso praticano la raccolta attiva di esemplari vivi, alterando significativamente la composizione delle comunità marine.
Questo prelievo sistematico sta contribuendo alla rarefazione di specie cruciali per l’equilibrio ecologico, con particolare riferimento alla *Patella ferruginea*, una specie di patella marina già classificata a rischio di estinzione, la cui sopravvivenza è intimamente legata alla stabilità degli habitat rocciosi costieri.
L’episodio sottolinea una necessità urgente di sensibilizzazione e di un cambio di paradigma nel modo in cui il turismo approccia il patrimonio naturale.
Non si tratta solo di imporre sanzioni, ma di educare i visitatori al rispetto dell’ambiente, promuovendo un turismo consapevole che valorizzi la bellezza del territorio senza comprometterne la biodiversità.
L’azione del Corpo forestale, insieme alla ricerca scientifica e alla legislazione regionale, rappresenta un tassello fondamentale in questo percorso verso una gestione sostenibile del litorale sardo, volto a garantire la fruizione del suo inestimabile valore ambientale per le generazioni future.
La sfida è quella di bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione di un ecosistema fragile e prezioso.








