La vicenda del traghetto Moby Sharden, avvenuta nelle acque di Golfo Aranci il 10 agosto 2023, si è conclusa con un patteggiamento che vede il comandante, il secondo ufficiale e il timoniere condannati a un anno e dieci mesi di reclusione ciascuno.
L’incidente, un drammatico intreccio di errori di navigazione e tragiche conseguenze, ha portato alla perdita della vita di Diome Mandè, un marinaio senegalese di 41 anni, la cui salma è stata recuperata a novembre a quasi 90 metri di profondità, a testimonianza della violenza dell’impatto e delle condizioni ambientali che hanno impedito un recupero immediato.
L’udienza, celebrata dinanzi alla giudice per le indagini preliminari Marcella Pinna e alla procuratrice Sara Martino presso il tribunale di Tempio Pausania, ha visto la convergenza tra l’accusa e la difesa, culminando nell’accordo sulla pena per i tre imputati, accusati di omicidio colposo, naufragio e violazione del codice della navigazione.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità in mare, la sicurezza delle rotte e l’importanza di una vigilanza costante, soprattutto in aree a elevata densità di traffico marittimo.
Il traghetto, in rotta verso Livorno dopo la partenza dal porto di Olbia alle 22:20, è entrato in collisione con il peschereccio “Alemax II” in un tratto di mare situato in prossimità di Capo Figari.
La collisione, apparentemente innescata da una serie di circostanze convergenti, ha immediatamente generato una richiesta di soccorso alla Guardia Costiera.
Giunti sul posto, i soccorritori hanno constatato la devastazione della piccola imbarcazione, ridotta a relitti.
Il comandante dell’Alemax II, Mario Langiu, è stato miracolosamente salvato da una nave a vela di passaggio, aggrappandosi a un detrito galleggiante e lanciando un segnale di emergenza che ha attirato l’attenzione dei soccorritori.
L’episodio ha immediatamente paralizzato la navigazione del traghetto Moby, che è stato autorizzato a riprendere il viaggio solo dopo le verifiche della Capitaneria di Porto, giungendo a Livorno con notevole ritardo.
Oltre al comandante dell’Alemax II, a bordo si trovava Diome Mandè, un marinaio originario del Senegal che lavorava da tempo sul peschereccio.
La sua scomparsa ha innescato una lunga e dolorosa attesa per la sua famiglia e per la comunità, che ha visto concretizzarsi il suo destino solo a distanza di mesi, con il recupero del suo corpo da parte del gruppo operativo subacqueo del Comsubin, un evento che sottolinea le difficoltà operative in mare aperto e l’impatto psicologico sulla famiglia della vittima.
La vicenda impone una riflessione profonda sulle procedure di navigazione, l’utilizzo degli strumenti di navigazione elettronica, la formazione del personale navigazionale e l’elaborato degli scenari di traffico in mare, per evitare l’imprevisto traffico ed evitare queste catastrofici incidenti, per garantire la sicurezza di tutti i navigazionali e degli ecosistemi marittimo sostenibile.






