Un gesto di altruismo che regala una nuova speranza: un paziente affetto da insufficienza renale cronica ha ricevuto un trapianto di rene proveniente da un donatore a cuore non battente, un’operazione chirurgica pionieristica per la sanità sarda, realizzata presso l’Azienda Sanitaria Universitaria di Cagliari (ARNAS Brotzu). Questo evento segna una tappa cruciale nell’evoluzione della medicina dei trapianti, aprendo nuove prospettive per pazienti in lista d’attesa e ampliando le possibilità di recupero di organi vitali.La donazione di organi da donatore a cuore non battente (DCNB) si discosta dalla prassi consolidata che prevede la donazione post-morte encefalica, definita da criteri neurologici rigorosi. In questo caso, la cessazione dell’attività cardiaca, confermata da un elettrocardiogramma piatto protratto per almeno venti minuti, rappresenta il parametro determinante per la dichiarazione del decesso, in accordo con le normative vigenti. Questo approccio consente di recuperare organi da individui che, pur avendo perso la funzione cardiaca, mantengono una potenziale vitalità biologica.La complessità del processo risiede nella delicata fase che segue il decesso. Immediatamente dopo l’arresto cardiaco, il donatore viene sottoposto a una circolazione extracorporea, una procedura salvavita che irrora i tessuti con ossigeno e rimuove l’anidride carbonica, prevenendo danni ischemici. Successivamente, ogni organo, incluso il rene trapiantato, viene perfuso con un dispositivo specializzato, ottimizzando le condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura per massimizzarne la funzionalità pre-trapianto. Questo processo di “rianimazione” mirata riduce significativamente il rischio di ischemia e ne migliora le performance.L’intervento è il risultato di un impegno corale che ha coinvolto diverse figure professionali, sotto la direzione del Centro Regionale Trapianti, guidato da Lorenzo D’Antonio e coordinato da Francesca Zorcolo, con il supporto fondamentale del Coordinamento Locale diretto da Antonio Manti. La multidisciplinarietà ha garantito un approccio olistico, coinvolgendo specialisti di diverse discipline per ottimizzare ogni fase del processo, dalla valutazione dell’idoneità del donatore alla gestione post-operatoria del ricevente.L’introduzione di questo programma in Sardegna, formalizzato nel 2024 con la creazione di un tavolo tecnico regionale, testimonia una visione strategica orientata all’innovazione. Il protocollo operativo condiviso, frutto di un lavoro approfondito, ha permesso di costruire percorsi organizzativi sicuri, conformi agli standard nazionali e focalizzati sulla garanzia della massima qualità e sicurezza. Questo ampliamento della base di potenziali donatori non solo rafforza la rete dei trapianti, ma offre anche una speranza concreta a un numero maggiore di pazienti in attesa, aprendo una nuova era nella cura delle patologie croniche e offrendo una seconda possibilità di vita. L’iniziativa evidenzia un impegno continuo verso l’eccellenza e l’innovazione nel campo dei trapianti, con l’obiettivo primario di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di offrire loro un futuro più sereno.
Trapianto pionieristico in Sardegna: una nuova speranza per i pazienti renali.
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