L’attività di Massimo Madonia, direttore della complessa struttura di urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari, è al centro di un’indagine giudiziaria in corso, avviata dalla Procura della Repubblica di Sassari.
L’ipotesi di reato che grava sul dirigente medico è peculato, un reato particolarmente grave che implica l’appropriazione indebita di risorse pubbliche a vantaggio personale.
L’inchiesta, coordinata dalla procuratrice Lara Senatore, si è concretizzata in perquisizioni eseguite dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) presso l’ufficio di Madonia e presso la sua abitazione.
La mole di documentazione acquisita suggerisce un’indagine approfondita e complessa.
Oltre al direttore della struttura, sono coinvolte nell’indagine anche due figure professionali vicine a lui: la moglie, Gabriella Tedde, anestesista all’interno della stessa Azienda Ospedaliera, e Francesco Piras, suo segretario.
La loro posizione è ora oggetto di accertamenti volti a chiarire il loro eventuale coinvolgimento nelle dinamiche che hanno portato all’avvio dell’inchiesta.
Secondo le ricostruzioni emerse, il presunto peculato si sarebbe manifestato attraverso un sistema di riscossione di denaro “in nero” direttamente dai pazienti.
Queste somme, secondo l’accusa, sarebbero state incassate per visite specialistiche e interventi chirurgici, consentendo ai pazienti di saltare le liste d’attesa ufficiali e accedere a prestazioni sanitarie in maniera accelerata.
Un sistema che, implicitamente, avrebbe alterato l’equità nell’accesso ai servizi sanitari pubblici.
L’indagine, in stato avanzato, si è avvalsa di strumenti investigativi diversificati, tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali.
La decisione di procedere con tali misure, complesse e invasive, riflette la gravità delle accuse e la necessità di ricostruire con precisione le dinamiche presunte.
La sua genesi sembra essere legata a un crescente numero di segnalazioni provenienti dai pazienti stessi, che hanno sollevato dubbi sulla correttezza e la trasparenza delle procedure di accesso alle cure.
L’inchiesta si pone, quindi, come un momento critico per la sanità sassarese, ponendo l’attenzione sulla necessità di rafforzare i controlli interni e di tutelare l’integrità del sistema sanitario pubblico.








