La Casa circondariale di Uta si configura ora come un laboratorio di resilienza e speranza, grazie a un intervento artistico che trasforma profondamente la sala d’attesa dei visitatori.
Uno spazio, tradizionalmente intriso di ansia e disagio, dove famiglie, e soprattutto minori, attendono i controlli necessari per i colloqui con i detenuti, ha ritrovato un’identità nuova, plasmata dalla creatività e dalla sensibilità.
L’inaugurazione, alla presenza del direttore Pietro Borruto, dell’artista Manu Invisible, di Elenia Carrus (responsabile del progetto “Liberi dentro per crescere fuori” e rappresentante della coop Elan) e di Ugo Bressanello (di Exmè e Affini), segna un passo significativo verso una detenzione più umana e orientata alla ricostruzione dei legami.
L’opera di Manu Invisible, realizzata nell’ambito del progetto “Liberi dentro per crescere fuori”, finanziato da “Con i Bambini” attraverso il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, non è un mero abbellimento, ma una dichiarazione d’intenti.
L’obiettivo primario è quello di mitigare l’impatto emotivo di un ambiente spesso traumatico per i bambini, offrendo loro un rifugio visivo e psicologico.
L’arte, in tutte le sue forme, possiede la capacità intrinseca di fungere da veicolo di espressione e di catarsi, e questo assume un’importanza cruciale per i minori, che si trovano a confrontarsi con una realtà complessa e dolorosa.
La sala rinnovata, grazie all’uso sapiente del colore e delle immagini, offre loro la possibilità di riaffermare un legame affettivo con il genitore detenuto, rafforzando quel senso di appartenenza che la carcerazione rischia di minare.
Come sottolinea il direttore Borruto, questo tipo di intervento si pone in linea con il principio cardine della rieducazione, un processo che non può prescindere dalla considerazione del benessere psicologico dei detenuti e dei loro familiari.
Manu Invisible, attraverso la tecnica degli stencil, ha sapientemente manipolato il linguaggio, regalando messaggi inaspettati: “concesso emozioni”, “concesso giocare”, “concesso accarezzarsi”.
Questo ribaltamento di prospettiva, tipico della street art, riflette una visione del mondo che rifiuta la passività e celebra l’azione positiva, il perdono, la possibilità di un futuro migliore.
L’artista non si limita a decorare, ma invita a riflettere, a interrogarsi sul significato della giustizia e della compassione.
L’impiego del colore non è casuale; esso agisce come un potente catalizzatore di emozioni positive, inondando lo spazio di calore e di speranza.
Ugo Bressanello evidenzia come questa cura del dettaglio, questa attenzione alla dignità dei minori e delle loro famiglie, rappresenti il più alto tributo di rispetto possibile, riconoscendo il loro diritto a una vita serena e equilibrata, anche al di fuori dei confini della normalità.
Il progetto “Liberi dentro per crescere fuori” abbraccia una visione ampia e integrata, che mira a favorire la crescita e l’integrazione sociale dei figli di detenuti.
Si tratta di un intervento a tutto tondo, che coinvolge il potenziamento del legame affettivo tra genitori e figli, attraverso un sistema di supporto personalizzato e multidimensionale.
Come spiega Elenia Carrus, questo approccio olistico è fondamentale per garantire ai bambini la possibilità di superare le difficoltà e di costruire un futuro basato sulla fiducia e sulla speranza, un futuro in cui il marchio della detenzione non rappresenti un destino ineluttabile.
L’iniziativa si propone come un esempio virtuoso di come l’arte e la sensibilità possano contribuire a costruire una società più giusta e inclusiva, un luogo dove anche chi si trova ai margini possa ritrovare la propria dignità e la possibilità di ricominciare.