L’incalzare delle infrastrutture, anche di modeste dimensioni, può rivelare cicatrici profonde nel tessuto ambientale, come dimostra il recente episodio verificatosi a Uta.
L’intervento volto alla realizzazione di una strada di 250 metri ha comportato la deforestazione di un’area di circa mille metri quadrati, un’azione che ha avuto conseguenze dirette e gravi sull’ecosistema locale.
La scoperta, effettuata dal personale del Corpo Forestale, ha immediatamente portato al sequestro dell’area, a testimonianza della sua protezione attraverso un rigoroso vincolo paesaggistico.
Questo vincolo, previsto dalla normativa ambientale, mira a preservare l’integrità e la bellezza del territorio, limitando drasticamente le attività antropiche che potrebbero comprometterne l’equilibrio.
Le verifiche condotte hanno confermato la gravità della situazione: l’apertura della strada è avvenuta in totale assenza di permessi edilizio-paesaggistici, violando così non solo la legge, ma anche un principio fondamentale di rispetto per l’ambiente.
La deforestazione ha provocato la distruzione di una sorgente d’acqua di notevole importanza, la “Mitza Fundalis”, che finora garantiva l’approvvigionamento idrico della zona.
La perdita di questa risorsa idrica non solo incide sulla biodiversità locale, ma può avere ripercussioni anche sulle comunità che dipendono da essa.
L’indagine ha permesso di identificare il responsabile dei lavori, ora indagato per violazioni sia in ambito paesaggistico che edilizio.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla necessità di un controllo più rigoroso degli interventi infrastrutturali, soprattutto in aree sensibili e tutelate.
Oltre alle sanzioni per i responsabili, è imperativo valutare il ripristino dell’area degradata, con l’obiettivo di riabilitare l’ecosistema e, se possibile, recuperare la sorgente distrutta.
L’evento a Uta rappresenta un campanello d’allarme, un monito per promuovere un modello di sviluppo più sostenibile, che concili le esigenze infrastrutturali con la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.
La protezione del territorio non è un limite, ma un investimento nel futuro, un dovere verso le generazioni che verranno.






