A Villanova, un quartiere di Cagliari, il silenzio ha sostituito le voci di Elisabetta e Rosaria, due donne profondamente radicate nella vita del tessuto sociale locale. La loro abitazione, un tempo fulcro di relazioni e ricordi, è stata dichiarata inagibile, costringendole ad un esilio temporaneo in una struttura comunale, un limbo privo della familiarità e della stabilità che un tetto dovrebbe garantire. La spesa necessaria per la messa in sicurezza e la ristrutturazione – quasi quarantadue mila euro – si configura come una montagna insormontabile, data la modestia delle loro pensioni di reversibilità, un misero conforto di fronte a una necessità impellente.La vicenda, lungi dall’essere un episodio isolato, incarna una problematica più ampia che affligge il quartiere: la progressiva erosione della sua identità popolare, vittima di un processo di gentrificazione inesorabile. L’aumento degli affitti brevi, la proliferazione di bed e breakfast e la speculazione immobiliare stanno trasformando Villanova, spingendo i residenti storici verso l’esclusione e impoverendo il patrimonio umano e culturale del quartiere. La perdita di Elisabetta e Rosaria è quindi simbolo di questa trasformazione, una ferita nel cuore del tessuto sociale.Nasce così un comitato di solidarietà, animato da Gisella Trincas e Mariella Setzu, con l’obiettivo di restituire ad Elisabetta e Rosaria la dignità di una casa, il diritto di continuare a far parte attivamente della vita del quartiere. Il comitato non si limita a una mera assistenza materiale, ma si fa portavoce di una richiesta più ampia: la necessità di politiche abitative che tutelino i residenti più vulnerabili, prevenendo l’espulsione forzata a causa della speculazione.L’urgenza è amplificata dalla prospettiva di un nuovo trasferimento, un’incertezza inaccettabile per due donne che desiderano ardentemente ritornare alle proprie abitudini, riprendere il filo della propria esistenza. Il comitato lancia un appello pressante al Comune, invocando la creazione di un fondo di emergenza per sostenere situazioni simili, spesso silenziose e dimenticate. Contestualmente, si attiva una campagna di raccolta fondi, affiancata da un coinvolgimento di volontari, tra cui un ingegnere che ha già offerto gratuitamente la sua competenza per la valutazione tecnica dell’intervento.L’iniziativa mira a mobilitare un’ampia rete di solidarietà, coinvolgendo associazioni, comitati di quartiere e singoli cittadini, attraverso una campagna di sensibilizzazione capillare e l’utilizzo di piattaforme di crowdfunding. Si tratta di un’impresa collettiva, un atto di resistenza contro l’indifferenza e la marginalizzazione, con un cronoprogramma ambizioso: dare inizio ai lavori di ristrutturazione entro settembre. I primi segnali di aiuto sono incoraggianti, ma il comitato intende intensificare la sua azione, tappezzando le strade di Villanova con volantini, per amplificare la voce di Elisabetta e Rosaria e restituire loro la gioia di un tetto sicuro. La loro storia è un monito e un invito a ricostruire non solo una casa, ma un futuro di inclusione e coesione sociale.
Villanova: l’esilio di due donne, un quartiere a rischio.
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