Violenza sulle donne: oltre il lutto, serve azione concreta.

La fragilità percepita, spesso invocata per spiegare la violenza contro le donne, è una cortina di fumo che nasconde la vera radice del problema: l’abbandono sistematico, la solitudine istituzionale e sociale che le affligge.
Lo sottolineano Fulvia Murru e Carla Meloni, figure di riferimento per la Uil Sardegna, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, un’occasione troppo spesso ridotta a mero rituale commemorativo.
Il 25 novembre non dovrebbe essere un giorno di lutto, ma un punto di svolta, una chiamata all’azione urgente.
Non basta piangere le vittime – un tributo doveroso, certo – ma è imperativo interrompere la catena di eventi che conduce alla tragedia.
Le parole di cordoglio, i fiori recisi, le cerimonie ufficiali, purtroppo, non sono sufficienti a proteggere le donne a rischio.

Sono gesti simbolici che rischiano di celare l’inerzia e la mancanza di misure concrete.

La solitudine di una donna vittima di violenza non è solo fisica.

È una solitudine profonda, alimentata dalla paura, dalla vergogna, dalla mancanza di supporto economico e psicologico, e spesso, anche dalla reticenza delle istituzioni a intervenire in modo tempestivo ed efficace.
Questa solitudine è un terreno fertile per la perpetuazione della violenza, un isolamento che impedisce alle donne di chiedere aiuto e di sottrarsi a relazioni abusive.

L’azione, pertanto, deve essere multidimensionale.

Innanzitutto, è necessario rafforzare i servizi di supporto alle donne vittime di violenza: case rifugio, centri antiviolenza, linee telefoniche di emergenza, percorsi di assistenza legale e psicologica.
Questi servizi devono essere accessibili a tutte, indipendentemente dal loro status economico, sociale o geografico.

In secondo luogo, è fondamentale investire in programmi di prevenzione e sensibilizzazione, rivolti non solo alle donne, ma anche agli uomini e ai ragazzi.
È necessario educare al rispetto, all’uguaglianza, alla non violenza, smontando stereotipi di genere e promuovendo relazioni sane e paritarie.
L’educazione, fin dalla prima infanzia, deve essere il cardine di una società veramente equa e sicura.
In terzo luogo, è cruciale garantire l’applicazione rigorosa delle leggi esistenti e promuovere una cultura della denuncia.
La giustizia deve essere rapida ed efficace, e i responsabili devono essere puniti severamente.
La paura della revoca, la stigmatizzazione sociale, la complessità delle procedure legali, spesso scoraggiano le vittime dal denunciare.
Infine, è indispensabile un impegno politico e sociale corale, che coinvolga istituzioni, associazioni, media, aziende e cittadini.

La lotta alla violenza contro le donne non è solo un problema di genere, ma una questione di civiltà.
Richiede una trasformazione culturale profonda, un cambiamento di mentalità che metta al centro il rispetto, l’uguaglianza e la dignità di ogni persona.
L’abbandono, in ogni sua forma, deve cessare.
Solo allora potremo onorare la memoria delle donne scomparse e costruire un futuro più giusto e sicuro per tutte.

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