L’apparente paradosso che lega la commedia alla malinconia, l’umorismo come valvola di sfogo di un’anima tormentata e il dramma come espressione di una leggerezza apparente, risuona come un’eco nella complessità della creazione artistica. Guillermo Arriaga, figura emblematica del cinema contemporaneo e autore di una prosa intensa e originale, incarna questo mistero. La sua presenza al Marina Cafè Noir, gioiello culturale della Sardegna, ha offerto un’occasione unica per sondare la profondità del suo pensiero e il processo creativo che lo guida.Arriaga, co-sceneggiatore di capolavori come *Babel* e *21 grammi*, firmati dal genio di Alejandro Inarritu, si è rivelato un interlocutore acuto e provocatorio. La sua capacità di cogliere le contraddizioni dell’esistenza, di svelare le fragilità umane dietro le maschere sociali, si manifesta in un italiano sorprendentemente fluente e in una riflessione continua sul ruolo dell’arte.Un omaggio sentito ad Antonio Gramsci, figura chiave per la sua generazione, sottolinea l’importanza del pensiero critico e dell’impegno intellettuale come strumenti per comprendere la realtà. Il dialogo, guidato dal giornalista Celestino Tabasso e arricchito dall’interpretazione di Maura Bagnone, si è sviluppato in un continuo movimento, un “essere in piedi” che riflette la sua energia e il desiderio di coinvolgere attivamente il pubblico.L’ultimo romanzo, *Strane*, tradotto magistralmente da Bompiani, è un viaggio appassionante tra amicizia, amore e coraggio, ambientato in un XVIII secolo in cui la scienza emerge come sfida alle consolidate gerarchie religiose e sociali. Palma d’oro a Cannes per *Le tre sepolture*, Arriaga ha rivelato la sua dedizione al mestiere di scrittore, una disciplina rigorosa che assorbe dodici ore al giorno, paragonabile alla preparazione atletica dei più grandi campioni.L’analogia con Messi e Cristiano Ronaldo, simboli della perfezione sportiva, evoca l’importanza dell’allenamento costante, dell’impegno totale per raggiungere l’eccellenza. Ma l’eccellenza artistica, per Arriaga, non risiede nella fornitura di risposte definitive, bensì nella capacità di sollevare interrogativi, di stimolare la riflessione critica. L’arte, in ultima analisi, è un catalizzatore del dialogo, un ponte che unisce le diverse prospettive, un antidoto contro la frammentazione e i conflitti che dilaniano il mondo. Un’affermazione potente, che risuona con particolare urgenza in un’epoca segnata da incertezze e divisioni.
Arriaga a Cagliari: Commedia, Malinconia e il Potere dell’Arte
Pubblicato il
