L’eredità nuragica, testimonianza tangibile di una civiltà millenaria, solleva una sfida cruciale: la sua conservazione in un contesto di crescente vulnerabilità ambientale e antropica.
L’associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, in collaborazione con le università sarde e sostenuta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sta implementando un’iniziativa pionieristica volta alla creazione di un Atlante completo dei monumenti nuragici, un vero e proprio “sistema informativo geografico” dedicato alla salvaguardia di questo inestimabile patrimonio.
Il progetto “NuragicReturn” si articola attorno al geoportale omonimo, una piattaforma digitale che integra e armonizza le informazioni sparse in archivi e studi precedenti, superandone le limitazioni.
Attualmente, il database comprende oltre diecimila siti, catalogando 10.387 monumenti distribuiti in 9.410 località.
Si tratta di una prima, ma fondamentale, fase di ricognizione che mira a identificare e localizzare le strutture nuragiche, con l’obiettivo di costruire una base dati solida e verificabile.
Pur riconoscendo la necessità di una schedatura più dettagliata e di una validazione scientifica formale, l’iniziativa ambisce a creare una “casa comune delle conoscenze”, uno spazio condiviso per ricercatori, esperti e istituzioni, facilitando la condivisione di dati, la verifica delle informazioni e la certificazione dei risultati.
La rilevanza del patrimonio nuragico trascende i confini regionali, rappresentando un tassello fondamentale per la comprensione della storia umana e dell’evoluzione culturale.
Come sottolinea il presidente di “La Sardegna verso l’Unesco”, Pierpaolo Vargiu, questi monumenti incarnano un profondo senso di identità per i sardi e costituiscono un’eredità di inestimabile valore per l’umanità intera.
L’Atlante, concepito come strumento di ricerca e di tutela, si basa su rigorose metodologie scientifiche e nasce dalla collaborazione sinergica tra le università sarde, il Ministero della Cultura e la Regione Sardegna.
Un elemento innovativo del progetto è l’introduzione di un nuovo schema di catalogazione, frutto della collaborazione tra il Dipartimento Dumas dell’Università di Sassari e il Laboratorio Lettlib dell’Università di Cagliari.
Questo approccio, in fase di sperimentazione, prevede un’analisi progressiva, a partire da fonti bibliografiche e documentali, fino ad arrivare alla verifica diretta sul campo.
L’applicazione pratica di questo nuovo schema è prevista per il 2026 in aree campione dell’Isola, segnando una svolta nell’approccio alla catalogazione e alla comprensione dei siti nuragici.
L’impegno non si limita alla sfera accademica: il progetto contempla una dimensione di “archeologia pubblica”, che valorizza il contributo delle comunità locali.
La raccolta di memorie, racconti e conoscenze tradizionali, spesso dimenticate o marginalizzate, offre una prospettiva inedita sui monumenti nuragici e sui legami affettivi che legavano le persone a questi luoghi.
Infine, un ruolo rivoluzionario è affidato all’Intelligenza Artificiale, attraverso la collaborazione tra le università sarde e la Duke University (North Carolina), per potenziare il laboratorio di ricerca AlArcheoHuB.
L’applicazione dell’IA promette di aprire nuove frontiere nella comprensione, nell’analisi e nella tutela del patrimonio nuragico, offrendo strumenti avanzati per la ricostruzione virtuale, l’identificazione di pattern nascosti e la previsione dei rischi ambientali.







