Giovanni Columbu, artista poliedrico originario di Nuoro, si appresta a rivelare al grande schermo “Balentes”, un’opera prima che incarna la sua profonda affinità con l’analogico e la sua ricerca di un’estetica inedita nel panorama dell’animazione contemporanea. Il film, frutto di una produzione condivisa tra Luches srl, Rai Cinema, Tama Filmproduktion e distribuito da MyCulture, non è semplicemente un debutto cinematografico, ma una dichiarazione artistica, un ritorno alle origini del disegno come atto libero e inaspettato.Columbu, da sempre attratto dalle potenzialità del digitale, ha scelto di abbracciare la pittura su carta, un medium che percepisce come intrinsecamente ribelle. La carta, reagendo in maniera unicamente imprevedibile ad ogni tratto, ogni pennellata, instaura un dialogo dinamico e imprevedibile con l’artista. Questo approccio si traduce in un’animazione che rifiuta la standardizzazione, cercando piuttosto di catturare la fragilità, l’imperfezione e la vitalità del gesto creativo.”Balentes” trae ispirazione da un episodio vero, ambientato nella Sardegna del 1940, un periodo storico sospeso tra la precarietà e la minaccia della guerra. La storia narra dell’atto di liberazione di un branco di cavalli, destinati al fronte, compiuto da due giovani. Il film non si limita a riproporre la narrazione, ma la trasforma in un’esperienza visiva che esplora i confini dell’animazione.Columbu recupera elementi stilistici dal cinema espressionista tedesco, come la distorsione della prospettiva e l’uso drammatico delle luci e delle ombre, ma li rielabora attraverso una lente pittorica, evocando l’iperrealismo nella resa dei dettagli e nella texture dei materiali. Il disegno, realizzato interamente a mano dal regista su carta e con pennello, si configura come elemento primario, elevato a protagonista assoluto. L’artista rifiuta la sottomissione del segno a modelli predefiniti, ricercando la sua autonomia e la sua intrinseca bellezza.Il processo creativo ha visto l’introduzione di un elemento inaspettato: l’utilizzo di maschere ritagliate e posizionate lungo i profili dei disegni. Questa scelta tecnica apparentemente contraddittoria genera un paradosso iconico affascinante. Il gesto rapido, impulsivo e spontaneo del disegno è costretto a confrontarsi con la precisione e la definizione del profilo, creando una tensione dinamica che arricchisce l’immagine e dona profondità all’azione. Le figure, spesso eteree e rarefatte, sembrano apparire e scomparire attraverso confini invisibili, suggerendo un mondo al di là della percezione immediata.Columbu si è nutrito di un’approfondita ricerca sui primi esperimenti di animazione, risalenti alla fine del XIX secolo, riscoprendo soluzioni espressive e tecniche dimenticate, capaci di ispirare nuove forme di rappresentazione. Il film, presentato in anteprima al pubblico giovedì 29 maggio al cinema Spazio Odissea di Cagliari, non è solo un racconto di coraggio e resilienza, ma una riflessione sulla natura della creazione artistica, un invito a riscoprire il valore del gesto umano e la magia dell’analogico in un’era dominata dal digitale. “Balentes” si preannuncia come un’esperienza cinematografica unica, un’ode alla bellezza imperfetta e alla forza inesauribile dell’immaginazione.
Balentes: L’ode analogica di Columbu tra arte e Sardegna.
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