Confiteor: Un Viaggio Autobiografico tra Memoria, Caduta e RedenzioneDopo un percorso esaltante che ha visto il film conquistare il prestigioso Premio Lizzani, un riconoscimento attribuito da una giuria di professionisti del settore cinematografico durante la Mostra del Cinema di Venezia, “Confiteor” di Bonifacio Angius approda finalmente in Sardegna, terra d’origine del regista.
A partire dal 30 ottobre, le sale cinematografiche di Sassari, Cagliari, Oristano, Nuoro e Olbia accoglieranno il lungometraggio, preludio a una distribuzione più ampia che abbraccerà l’intera isola.
Il film, frutto di una visione artistica profondamente personale, è il risultato di un lungo viaggio che ha toccato città come Roma, Bologna, Perugia e Firenze, e che prossimamente coinvolgerà centri culturali di rilievo come Milano, Torino, Napoli, Pisa, Gorizia, Pordenone e Udine.
La sua realizzazione è stata resa possibile grazie al sostegno di Il Monello Film, Mosaicon, Agresywna Banda, e al contributo significativo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione Sardegna Film Commission, Uci, Fondazione di Sardegna e Los Siglos de Los Siglos, testimoniando l’impegno nel promuovere la cultura e l’identità sarda.
L’opera presenta un ricco tessuto di talenti, affiancando il figlio del regista, Antonio Angius, a figure di spicco del panorama artistico italiano come Geppi Cucciari, Edoardo Pesce, Simonetta Colombu e l’interprete di inestimabile valore Giuliana De Sio, icona del cinema italiano.
A loro si aggiungono artisti affermati della scena sarda, tra cui Michele Manca e Mario Olivieri, e la debutto sul grande schermo della giovane e promettente Aurora Erdas.
“Confiteor”, il cui titolo evoca la confessione, sia in latino che nell’omaggio al cantautore poeta Piero Ciampi, figura cruciale per il regista, si configura come un’esplorazione intima e universale.
Il film narra la storia di un uomo alle prese con una crisi esistenziale e familiare, alla ricerca di un senso in un mondo apparentemente privo di direzione.
Abbandonato alla sua “eterna infanzia”, un limbo onirico da cui tutto emana, il confine tra bene e male si sfuma, diventando fluido e incerto.
Angius dipinge un affresco complesso, intriso di amarezza, tenerezza, cinismo e fragilità.
Un’opera che oscilla costantemente tra commedia e dramma, dove veleno e antidoto coesistono nello stesso sguardo, nello stesso corpo.
È un racconto di caduta e di redenzione, un percorso di crescita personale dove l’amore, incarnato nell’innocenza di un bambino, si erge a vera e propria rivoluzione, un invito a vivere una trasformazione interiore profonda.
“È un film autobiografico – confida Angius – un mosaico di ricordi, di volti reali che ho amato.
Una discesa negli abissi dell’anima che, paradossalmente, si rivela uno squarcio di luce, un rifugio per il cuore”.
L’opera, quindi, si propone non solo come un racconto individuale, ma come un’eco universale che risuona nell’animo di chiunque abbia mai cercato un significato più profondo nell’esistenza.








