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giovedì 13 Novembre 2025

L’Anello Debole: Eredità, Silenzi e Segreti di Famiglia

L’Eco del Silenzio: Eredità e Fragilità in “L’Anello Debole” di Angelica Grivel SerraAngelica Grivel Serra, giovane voce letteraria sarda (Cagliari, 1999), ci consegna con “L’Anello Debole” (HarperCollins Italia, 2025) un romanzo che si rivela un affresco complesso e impetuoso di dinamiche familiari, segreti sepolti e il peso ineludibile del passato.

La scrittura della Serra, elegante e profondamente immaginifica, si distingue per una sapienza lessicale che sperimenta nuove combinazioni metaforiche, tessendo un racconto denso di suggestioni e sfumature emotive.
Il romanzo si apre *in medias res*, in un punto di svolta cruciale: la matriarca, Piera Raccis, si appresta a dettare le ultime volontà, un atto che scuote le fondamenta di un nucleo familiare apparentemente stabile.

La sua decisione – lasciare l’intero patrimonio al fratello Claudio, escludendo il resto della famiglia – agisce come una scintilla, riaccendendo rancori sopiti e svelando crepe profonde in una struttura che si credeva intatta.
La narrazione si snoda attraverso un intreccio di presente e passato, un labirinto di ricordi e rivelazioni.
Flashback rivelano gradualmente le radici di questa eredità contorta, svelando un passato gravido di inganni, ambizioni soffocate e amori negati.

La mancanza di un testamento formale, l’eredità trascritta solo oralmente, diventa un potente simbolo della fragilità dei legami e della precarietà della fiducia.
La parola, strumento di trasmissione, si trasforma in seme di discordia, avvelenando il valore sacro della promessa e della condivisione.

Il romanzo esplora a fondo le zone d’ombra delle relazioni familiari, dove i silenzi sono assordanti e i non detti pesano come macigni.
La Serra scava a fondo nella psicologia dei personaggi, restituendoci figure imperfette, lacerate da rimpianti e tormentate da desideri inconfessabili.
Emergono figure di spicco, figure oscure, come gli stessi Raccis, architetti di una vera e propria congiura.
Al contempo, brillano figure salvifiche, come Cecilia, un faro di femminilità solida e luminosa, vero pilastro dell’equilibrio familiare.

La Sardegna, terra aspra e magnetica, fa da sfondo a questo dramma umano, contribuendo a creare un’atmosfera densa di mistero e suggestione.
La natura, con i suoi colori e i suoi profumi, si intreccia con le vite dei personaggi, riflettendo le loro emozioni e i loro tormenti.

La scrittura della Serra oscilla con maestria tra l’intimità del flusso di coscienza e la concretezza della vita quotidiana, creando un effetto di straniamento che amplifica l’impatto emotivo del racconto.
La voce narrante si fa a tratti corale, offrendo uno sguardo poliedrico sulle vicende, arricchendo la narrazione di prospettive diverse e rivelando la complessità delle motivazioni umane.
La capacità della Serra di cogliere l’unicità di ogni personaggio, di restituire la sua verità interiore, conferisce al romanzo una profondità e una risonanza universali.

L’ironia, a tratti feroce, convive con un realismo graffiante e una poesia delicata, creando un equilibrio perfetto che eleva il romanzo al di sopra di un semplice dramma familiare, trasformandolo in una riflessione amara e commovente sulla condizione umana.

Il personaggio di un anziano novantasettenne introduce una nota di speranza inattesa, illuminando un percorso segnato da crisi e rinascita.
L’esperienza della giovane scrittrice come “fill’ e anima” di Michela Murgia, figura centrale nella sua formazione letteraria, emerge in questo romanzo come un’eredità intellettuale e artistica che ha profondamente influenzato il suo percorso creativo, imprimendo alla sua scrittura una sensibilità acuta e una capacità di osservazione fuori dal comune.

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