La mostra retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, in corso al MAB di Bari Sardo fino al 31 agosto, offre una rara opportunità di riappropiarsi di una figura cruciale, spesso marginalizzata, nel panorama artistico italiano del secondo Novecento. A cura di Caterina Ghisu, Simone Mereu e Nicoletta Zonchello, con l’abile progettazione grafica e l’allestimento di Marta Cincotti, la mostra si configura come un viaggio nel tempo e nello spazio, esplorando l’evoluzione di un artista profondamente radicato nel suo territorio, ma al contempo proiettato verso orizzonti culturali ampi e inusuali.Michele Mulas (1933-2002) non fu un artista confinato alle convenzioni locali. Sebbene le sue origini a Bari Sardo, un piccolo borgo sardo legato a tradizioni millenarie, abbiano plasmato la sua sensibilità e fornito un immaginario primordiale – paesaggi aspri, figure ieratiche, rituali ancestrali – la sua ricerca artistica si è costantemente nutrita di stimoli provenienti da contesti molto diversi. La collaborazione con il poeta e artista peruviano Jorge Eielson, figura di spicco dell’arte latinoamericana, fu fondamentale in questo senso, aprendogli le porte a un universo di simboli e iconografie precolombiane che si intrecciano con la sua identità sarda.L’esposizione presenta oltre quaranta opere inedite, provenienti dal Centro Studi Eielson di Firenze, grazie alla generosa collaborazione della direttrice Martha Canfield, e da collezioni private, affiancate da un ricco apparato fotografico che documenta la vita e il lavoro dell’artista. La mostra non si limita a una cronologia del suo percorso, ma ne illumina le connessioni profonde, rivelando come la sua opera si sviluppi in un dialogo continuo tra elementi apparentemente distanti.L’arte di Mulas è un crogiolo di influenze. Sebbene l’eredità dei maestri del Novecento – Mondrian, con la sua ricerca di purezza geometrica, Mirò, con il suo linguaggio onirico, Klee, con la sua poetica dell’infanzia, Calder, con la sua leggerezza cinetica, e persino Keith Haring, con la sua energia grafica – sia innegabile, Mulas non si limita a imitarli, ma li assimila per poi rielaborarli in una sintesi originale e personale. La sua pittura, spesso caratterizzata da una tavolozza ridotta e da forme essenziali, esprime una profonda riflessione sulla condizione umana, sulla memoria, sulla relazione tra l’uomo e la natura.La mostra del MAB non è solo un omaggio ad un artista dimenticato, ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza di riscoprire e valorizzare le figure che hanno contribuito a definire l’identità artistica della Sardegna, spesso oscurate dalle dinamiche del mercato e dalle tendenze dominanti. Attraverso la sua opera, Michele Mulas ci invita a un viaggio alla ricerca delle radici, alla riscoperta della bellezza nascosta nei luoghi più remoti e alla celebrazione della forza creatrice dell’uomo.
Michele Mulas: un viaggio tra Sardegna e mondo.
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