Un capitolo significativo si conclude e ne apre un altro per il patrimonio culturale sardo: 275 testimonianze tangibili di un passato glorioso, provenienti dalla necropoli di Tharros, rientreranno in Sardegna, destinandosi a una nuova dimora espositiva nel museo di Cabras, cuore pulsante dell’oristanese. Questa restituzione, promossa dalla Fondazione Mont’e Prama e approvata dal Ministero della Cultura, rappresenta un atto di risarcimento storico e un investimento strategico per la valorizzazione del territorio.L’acquisizione di questi reperti da parte del Museo Brighton e Howe, avvenuta tra il 20° e il 21° secolo, si inserisce in un contesto di scambi culturali e collezionismo archeologico che caratterizzò l’epoca. Tuttavia, oggi, con una crescente sensibilità verso la proprietà culturale e la necessità di preservare l’integrità del patrimonio di una comunità, il ritorno di questi manufatti assume un’importanza capitale. L’azione della Fondazione Mont’e Prama, guidata dal Presidente Anthony Muroni, ha saputo intercettare un’esigenza diffusa e ha trovato un terreno fertile grazie alla sensibilità del Ministero della Cultura, che ha formalmente autorizzato la stipula di un protocollo d’intesa con il Museo di Brighton. Questo accordo non è semplicemente una questione burocratica, ma un atto politico che riconosce il valore inestimabile di questi reperti per l’identità sarda.La Direzione Generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio, insieme alla Soprintendenza di Cagliari e Oristano, avrà il compito delicato di supervisionare ogni fase del processo: dalla definizione delle modalità di consegna e trasporto, fino all’ingresso formale in Italia e all’assegnazione dei materiali per la successiva conservazione e fruizione pubblica. Si tratta di un’operazione complessa che richiede competenze specialistiche e un rigoroso rispetto delle normative nazionali e internazionali.La collaborazione tra il Museo di Brighton e la Fondazione Mont’e Prama si prefigge di garantire che il rientro dei reperti avvenga nel pieno rispetto dei protocolli di conservazione, minimizzando il rischio di danni e assicurando che ogni oggetto sia adeguatamente documentato e catalogato. Questo gesto sottolinea l’importanza di una cooperazione transnazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale, riconoscendo che la sua protezione è una responsabilità condivisa.Il rientro di questi reperti non è solo un recupero materiale, ma un riappropriazione simbolica di una storia millenaria, un tassello fondamentale per la ricostruzione del mosaico culturale sardo e un’opportunità unica per rafforzare il legame tra la comunità e le sue radici ancestrali. Si tratta di un investimento nel futuro, che promette di arricchire l’offerta culturale del territorio e di attrarre un turismo consapevole e interessato alla scoperta delle ricchezze del passato.
Ritorno a casa: Tharros torna in Sardegna, un tesoro millenario.
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