Sant’Andrea Priu: Un Palinsesto Millenario Svelato, Tra Domus de Janas e Tesori BizantiniA pochi giorni dal prestigioso riconoscimento UNESCO, il complesso archeologico di Sant’Andrea Priu, incastonato nel territorio di Bonorva, Sardegna, continua a regalare sorprese.
Un’importante scoperta – tre nuove domus de janas – arricchisce il sito, portando a venti il numero di tombe preistoriche scolpite nella roccia e consolidando il ruolo di Bonorva come custode di un patrimonio archeologico di inestimabile valore, con due delle sue necropoli orgogliosamente incluse nella lista UNESCO.
Queste nuove “case delle fate”, così soprannominate per la loro suggestiva connessione con il folklore sardo, si rivelano subito accessibili al pubblico, invitando a un viaggio affascinante nel tempo.
L’intervento di scavo, restauro e valorizzazione, finanziato dal Ministero della Cultura e coordinato dal Segretariato regionale del Mic per la Sardegna, in sinergia con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, non si limita a Sant’Andrea Priu, ma abbraccia anche il Nuraghe Oes e il Nuraghe Santu Antine, testimonianze significative del passato nuragico dell’isola.
Gli scavi hanno restituito un corredo di reperti straordinari, testimonianza di una stratificazione storica complessa e stratificata.
Ceramiche finemente lavorate, strumenti in ossidiana e manufatti metallici, risalenti sia all’epoca preistorica che all’epoca imperiale, emergono dalle profondità della roccia.
Patrizia Luciana Tomassetti, responsabile del progetto, sottolinea come questi oggetti narrino di un’evoluzione culturale che si estende dal Neolitico all’epoca romana e altomedievale.
La Tomba XX, ribattezzata “Tomba dei Vasi Romani” per la ricchezza del suo contenuto funerario, ne è un esempio lampante, con oltre trenta reperti ceramici, tra brocche, piatti e lucerne, eccezionalmente conservati e destinati a un accurato restauro presso il Centro di Li Punti.
La posizione delle nuove domus de janas, in prossimità della particolare formazione rocciosa denominata “Campanile o Toro”, offre una prospettiva unica sulla valle circostante, aggiungendo un ulteriore elemento di suggestione al paesaggio.
Le domus de janas, con le loro raffigurazioni incise che riproducono dettagli architettonici e simboli legati a rituali magico-religiosi, testimoniano una complessa visione del mondo e una profonda connessione tra i vivi e i morti.
Le ricerche archeologiche non si fermano qui, ma si estendono alla parte inferiore del sito, dove sono visibili i resti di un insediamento romano e altomedievale.
Questa sovrapposizione di epoche rende Sant’Andrea Priu un vero e proprio “palinsesto storico”, un luogo dove millenni di storia si sovrappongono in pochi metri cubi di roccia.
L’ipogeo principale, la “Tomba del Capo”, un tempo luogo di sepoltura, è stato poi riutilizzato come chiesa rupestre e custodisce oggi il ciclo di pitture bizantine più importante dell’isola, un tesoro artistico di valore inestimabile.
La scoperta di queste nuove domus de janas contribuisce a consolidare l’importanza del complesso archeologico di Sant’Andrea Priu non solo per la Sardegna, ma per l’intero bacino del Mediterraneo, come scrigno di memorie ancestrali e testimonianza di un patrimonio culturale da preservare e tramandare.