La vitalità dello spettacolo dal vivo in Italia è a rischio, minacciata da un’inversione di rotta nelle politiche di finanziamento che solleva forti preoccupazioni a livello regionale. Un coro di voci autorevoli – assessori e presidenti regionali provenienti da Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Toscana, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta – ha espresso apertamente sgomento e richiesta di un cambio di passo, denunciando un’evoluzione che rischia di compromettere i principi cardine del pluralismo, della trasparenza e della responsabilità condivisa nel sistema culturale nazionale.La recente pubblicazione dei decreti di assegnazione dei contributi del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo ha reso tangibili gli effetti del decreto ministeriale n. 463 del 23 dicembre 2022, che ha profondamente revisionato i criteri di accesso ai finanziamenti. Questa revisione, apparentemente tecnica, si traduce in un cambiamento di paradigma: i tradizionali parametri di valutazione, che premiavano l’innovazione artistica, l’assunzione di rischi culturali e l’apertura verso un pubblico internazionale, sono stati sostanzialmente abbandonati, a favore di un’impostazione prevalentemente orientata alla logica di mercato, misurata in termini di biglietti venduti e ricavi generati. Questa metamorfosi ha conseguenze dirette e preoccupanti. Il Fondo, originariamente concepito come strumento pubblico di sostegno alla diversità e alla sperimentazione, rischia di trasformarsi in un mero veicolo di incentivazione per modelli culturali più conformi e commerciali, penalizzando di fatto le realtà artistiche più dinamiche, audaci e coraggiose. Sono queste, infatti, le realtà che spesso operano in contesti marginali, contribuendo in maniera cruciale alla vitalità culturale e alla coesione sociale dei territori più fragili e periferici.Le ripercussioni sono già evidenti: numerose compagnie, festival e centri di produzione, spesso portatori di progetti innovativi e inclusivi, si sono viste escluse o drasticamente ridimensionate, a causa di criteri valutativi percepiti come opachi e ingiustamente applicati. Questo fenomeno rischia di esacerbare i divari territoriali, impoverendo l’offerta culturale nelle regioni meno centrali e creando una frattura tra le grandi istituzioni affermate e le realtà artistiche più piccole ma essenziali per la diffusione della cultura e la partecipazione attiva dei cittadini.Di fronte a questa situazione critica, gli assessori regionali sollecitano un intervento immediato e deciso. La richiesta principale è la revisione delle commissioni teatro e multidisciplinare, affinché siano composte da esperti tecnici e rappresentanti istituzionali in grado di garantire una valutazione equilibrata e competente. Si chiede inoltre una gestione trasparente e approfondita delle istanze di riesame, e soprattutto l’apertura di un tavolo di confronto strutturale per una ridefinizione condivisa dei parametri di valutazione del Fondo, con l’obiettivo di ripristinare la sua funzione di sostegno alla pluralità, all’innovazione e alla coesione sociale, pilastri fondamentali di una cultura nazionale viva e inclusiva. La tutela dello spettacolo dal vivo, in definitiva, si configura come una questione di primaria importanza per la salvaguardia dell’identità culturale e del benessere delle comunità italiane.
Spettacolo dal vivo a rischio: assessori regionali chiedono aiuto.
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